Soldi nostri
Vitalizi, Gianfranco Fini gode per il ricalcolo: perché lui e altri possono incassare di più
Il Senato ha imparato da tempo a resistere a tutto, forse è per quell’anima antica che incarna i privilegi del potere o perché chi siede in quell’aula ha più esperienza rispetto ai deputati. Fatto sta che anche i grillini devono fare i conti con l’istinto di sopravvivenza degli inquilini di Palazzo Madama. In fondo persino Renzi si è accorto che a toccare il Senato si finisce male. Se Montecitorio si è rassegnato alla riforma dei vitalizi, qui nell’altro ramo del Parlamento vince la melina. Tagliare? C’è tempo. Prima di prendere le forbici bisogna documentarsi e allora vale la pena di sentire il presidente dell’Inps, Tito Boeri, rivolgendosi anche al Consiglio di Stato per avere un parere. C’è anche il rischio che alla fine questo taglio non sia così opportuno o che non sia Costituzionale. Non si sa mai. Sicuramente c’è chi con il ricalcolo, paradossalmente, finirebbe in teoria per guadagnarci: Fausto Bertinotti, Gerardo Bianco, Giorgio Bogi, Furio Colombo, Massimo D’Alema, Luigi Ciriaco De Mita, Antonello Falomi, Gianfranco Fini, Publio Fiori, Armando Forlani, Antonio Marzano, Diego Novelli, Arturo Parisi, Virginio Rognoni, Michele Saponara, Vincenzo Siniscalchi, Giuliano Urbani, Luciano Violante e Vincenzo Visco. La paralisi di Palazzo Madama preoccupa, chiaramente, i 5 Stelle che sul provvedimento si giocano una delle promesse elettorali più importanti. Una delle strategie è stata proprio quella di velocizzare le pratiche a Montecitorio, sperando che al Senato si recepisse il messaggio. Leggi anche: Vergogna di Stato al processo contro Fini Dopo le polemiche dei giorni scorsi, ora chiedono che si rispettino i tempi: «Accogliamo la decisione di convocare in audizione Boeri», ha dichiarato la senatrice e questore M5s a Palazzo Madama Laura Bottici, «e auspichiamo che l’incontro si svolga in tempi brevi. L’orizzonte è quello di far partire il provvedimento il prossimo 1° novembre». Non è soltanto questione di risparmi, costi o principio. È la necessità da parte di Fico di mettere a segno una vittoria politica, qualcosa di utile e concreto per contrastare da una parte l’attivismo di Salvini e dall’altra da “rinfacciare” al capo politico Di Maio che finora non è riuscito ad alzare alcuna bandiera a 5 Stelle. Il reddito di cittadinanza sta lì come una chimera, che quest’anno senz’altro non vedrà la luce e nel 2019 non è detto che diventi realtà. Si è infatti capito che, al di là delle promesse elettorali, il “welfare grillino” ha costi che il sistema Italia non può sostenere, soprattutto se va realizzato in coppia con il taglio delle tasse che sta a cuore a Salvini. Per questo il taglio dei vitalizi diventa l’unica riforma per far gridare ai grillini: ecco qui la svolta a cinque stelle. Nella speranza che gli agognati tagli riescano col buco. di Giulia Sbarbati