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Alessandro Sallusti: "Un governo dei professori sarebbe peggio di quello guidato da Di Maio"
Da Mario Monti a Gianfranco Fini, non seguire la pancia degli elettori non ha mai funzionato. Alessandro Sallusti nel suo editoriale sul Giornale, risponde a un articolo di Angelo Panebianco sul Corriere della Sera in cui il politologo "invitava i leader dei partiti, per risolvere la crisi e trovare un accordo, a liberarsi dalla schiavitù di dover accontentare a tutti i costi la pancia dei loro elettori". Leggi anche: Salvini, occhio a Sallusti. Il messaggio minaccioso: "Se adesso sbagli mossa..." Ma, si chiede Sallusti: "Può esistere la politica senza i suoi tifosi, affidata unicamente a élite culturali che per censo e conoscenza presumono di sapere sempre quale sia la rotta giusta? No, non credo e la storia dimostra che senza il consenso delle masse, non importa se becere, un leader non va da nessuna parte". Spesso poi gli "eccessi di intelligenza" hanno "fatto più danni di quelli di ignoranza, perché il consenso non si muove in base al grado di istruzione delle parti in causa, ma solo all'empatia che si genera tra di loro". E conclude il direttore, se oggi "i leader tradissero gli impegni presi in campagna elettorale (Caio mai insieme a Tizio o viceversa) con i loro ultrà, domani avremmo forse un governo come vorrebbe Panebianco, ma Tizio e Caio si ritroverebbero senza più esercito e quindi impediti di fare politica". Ecco perché "un eventuale «governo dei professori» è l'ipotesi peggiore subito dopo, lo dico da orgoglioso ultrà, di uno a guida Di Maio".