Nel bunker della cancelleria

Adolf Hitler, in un libro i suoi ultimi due testamenti: gli ordini finali prima di morire

Matteo Legnani

Della fine di Adolf Hitler si sono occupati centinaia di libri e inchieste giornalistica. E non sono pochi coloro che ritengono che il Fuhrer non sia morto nel bunker di Berlino, ma sia invece riuscito a fuggire, probabilmente in sud America. Ora, in un nuovo libro, lo scrittore tedesco Walter Kempowski ha raccolto gli ultimi due testamenti del leader del Terzo Reich, scritti proprio nel bunker sotto la Cancelleria poche ore prima della sua presunta morte. Nel primo dei due documenti, Hitler scrive: "Prima di morire, destituisco Hermann Göring dai suoi incarichi, privandolo di tutti i diritti di cui godeva in virtù del decreto del 29 giugno 1941 e in virtù della mia dichiarazione al Reichstag il 1 ° settembre 1939. Nomino al suo posto l’ammiraglio Karl Dönitz come Presidente del Reich e Comandante Supremo delle Forze Armate. Prima della mia morte, desidero allontanare Heinrich Himmler dal partito e da tutte le cariche dello Stato. Al suo posto nomino Karl Hanke Gauleiter Capo della polizia tedesca, e Paul Giesler Gauleiter come Ministro degli Interni. Göring e Himmler, a prescindere dalla loro infedeltà alla mia persona, hanno arrecato danni incommensurabili a tutta la nazione, negoziando segretamente con il nemico e tentando di prendere il potere nelle loro mani". Nel secondo testamento, si occupa della destinazione dei suoi beni: "La mia collezione d’arte e tutto quello che possiedo appartiene al partito. Se questo non dovesse più esistere, allo Stato. Se anche lo Stato venisse distrutto, non sarà necessaria alcuna mia disposizione ulteriore".