Dopo la tragedia

Ferrara su Lampedusa: "Apriamo le frontiere. O chiudiamole del tutto"

Michele Chicco

Non è vero che la colpa è della Bossi-Fini, né della Turco-Napolitano. Non è nemmeno vero che i soccorsi fossero in ritardo o che i pescherecci si siano comportati da vigliacchi: tutto il "romanzo umanitario" è una falsità. Giuliano Ferrara, nel suo editoriale su Il Foglio di lunedì 7 ottobre, parla della storia di Lampedusa e punta il dito contro tutte le menzogne piovute in questi giorni. E rincara anche contro chi propone il premio all'isola: "Lampedusa merita il Nobel. Brutta ipocrisia autoindulgente".  Coraggio - "Tutto nasce per colpa delle Valtur schiavistiche della morte per acqua, organizzano con la complicità corrotta dei loro governi e dai loro stati incarogniti il traffico illegale". La colpa, dice Ferrara, è loro: "li inducono a gettarsi in mare vicino alla riva fatale per garantire ai loro Caronti la via di fuga". A noi, sostiene l'Elefantino, manca il coraggio di dire tutto questo e abbiamo solo la forza di fare "discorsi fessi e autoindulgenti fondati per paradosso sulla colpevolizzazione del proprio mondo". Aut aut - La soluzione c'è, secondo Ferrara, e va in direzione opposta rispetto a quella scelta fino ad ora. "Le frontiere mezze chiuse e mezze aperte" sono le responsabili di queste tragedie e ora bisogna fare una scelta di campo: aprire le frontiere e organizzare "un ponte aereo o marittimo , se vogliamo evitare annegamenti" oppure chiuderle, sbarrare la strada, "realizzando le condizioni per cui nessuno parte più da quelle coste". "Sono due cose - dice Ferrara - entrambe difficili da far proprie", ma solo le uniche scelte per fare "qualcosa di effettivamente umanitario, invece di limitarsi al lavaggio della coscienza".