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Gli strani legami tra i nani di Biancaneve e la cocaina

Secondo un professore di storia della tv ogni personaggio rappresenta uno stadio della dipendenza da polvere bianca

Nicoletta Orlandi Posti
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E se Biancaneve non fosse solo un nome adatto a una principessa e Walt Disney avesse invece pensato proprio alla cocaina? La bianca polverina stupefacente è al centro di uno studio condotto dal professor Mitchell Stephens, docente di storia della televisione alla New York University che spiega come il film Biancaneve e i sette nani sia un chiaro riferimento a persone che abusano proprio di cocaina. A supportare la tesi, tuttavia, non sarebbe la bella Biancaneve, ma i sette nanetti che la accolgono nella casa nel bosco. Per il professor Stephens un chiaro riferimento a tutti gli effetti che la droga bianca può causare su una persona.  Ecco così che il più tenero dei sette, Cucciolo, inglese «Doopey», sfatto, rappresenta proprio il primo sintomo della dipendenza da cocaina: la trascuratezza e l'instabilità emotiva. Brontolo, psicotico e intrattabile nanetto rappresenta l'astinenza dalla sostanza mentre Eolo starebbe a simboleggiare i danni all'apparato orofaringeo provocati dallo sniffare la sostanza. Gongolo, poi, ritrae lo stato di euforia temporaneo che scaturisce immediatamente dopo l'assunzione di coca e Mammolo gli stadi «post-trip», quelli in cui il soggetto evita rapporti umani e sociali. A capeggiare anche in questa teoria Dotto, il nano più erudito della storia Disney, con la sua saccenza e sensazione di onniscienza ed onnipotenza rappresenta lo stato psicofisico di chi assume per la prima volta la cocaina. Ultimo, non solo tra i nani ma anche nella teoria americana, Pisolo rappresenta l'ultimo stadio della dipendenza da cocaina che sfocia in una stanchezza patologica e dolori articolari. di Marianna Baroli

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