L'intervista

Pamparana: Io fazioso sul Cav? Un pm a Milano mi ha fatto i complimenti

Lucia Esposito

di Roberta Catania Gli imputano uno share bassissimo (meno del 6%), ma sui social network non si parla d’altro. “La guerra dei vent’anni”, l’approfondimento di Videonews per Canale 5, andato in onda in prima serata domenica, ha suscitato le polemiche previste.  Il popolo di Internet ha anche scelto il bersaglio su cui far confluire gli attacchi: Andrea Pamparana. Il vicedirettore del Tg5, che ha curato l’editoriale di introduzione e ha presentato i diversi servizi, si è ritrovato - forse in virtù della notorietà conquistata in anni di video - bersagliato dagli insulti. Si aspettava tante critiche?  «Assolutamente sì».  Su Twitter è stato inondato di insulti, da parte di sconosciuti e anche di colleghi. A un certo punto ha smesso di rispondere. Come mai? «In realtà ho ignorato gli insulti, perché non è mio costume mandare a quel paese qualcuno, e ho replicato a chi ha argomentato le critiche nonostante la sintesi imposta dai 140 caratteri di Twitter».  Non è lei a firmare il programma, ma ha risposto sui social network di averlo condiviso. Tornasse indietro, suggerirebbe qualche modifica? «Seguo da oltre due anni il processo Ruby e, nelle trasmissioni televisive, ho sentito solo una campana, quella dell’accusa. Continuo a credere che ci volesse una trasmissione che guardasse la vicenda da un altro punto di vista».  Le hanno obiettato di avere improntato la linea difensiva di Silvio Berlusconi sulla rete ammiraglia dell’imputato. Cosa risponde?  «Faccio loro un’altra domanda: allora, noi di Mediaset non abbiamo diritto di parola? Tutti hanno un “padrone”. Ritengo di avere diritto di esprimere l’opinione che mi sono formato, seguendo questo processo parallelamente ad altre inchieste, anche se il mio giudizio coincide con la linea difensiva dell’editore di riferimento dell’azienda dove lavoro».  Qualche critica ha colpito nel segno?  «Mi piacciono i dibattiti sui contenuti di quello che facciamo in tv, infatti alle critiche ho risposto con piacere, perché tutte le opinioni sono ben accette».  Nessuno le ha quindi fatto dubitare di avere svolto, domenica sera, un buon lavoro? «Il contrario. Oggi (ieri, ndr) ero nel tribunale di Milano per seguire l’udienza con la requisitoria del pm Ilda Boccassini e un magistrato piuttosto in vista mi ha avvicinato. Lui, che nel corso di questi anni di processo-show si è formato un’opinione decisamente differente dalla mia, mi ha detto che, pur non condividendo la mia linea, ne “La guerra dei vent’anni” riconosceva in me il consueto rigore e la stessa professionalità di sempre. Ecco. Ero soddisfatto anche prima, ma dopo queste parole sono a posto».