Compagno Fausto, strane scelte

Bertinotti e "Comunione e Liberazione": la pazzesca conversione del comunista

Andrea Tempestini

«Fausto», «Juliàn». L’ultima volta che si sono chiamati per nome, senza titoli, in pubblico, è stato giovedì ad Imola, nel museo attaccato all’autodromo. Ma pochi giorni prima, il 7 aprile, Bertinotti e don Carròn si erano “sfidati” in una cattedrale («riempita all’inverosimile», scrivevano i giornali), quella di Cremona. Nei mesi scorsi il presidente emerito e il prete si erano incrociati a Milano e a Roma. Fausto Bertinotti, già sindacalista, poi leader di Rifondazione comunista e poi - prima di uscire di scena e dal Parlamento - presidente della Camera, dialoga da tempo con un mondo che un tempo fu lontano dal suo, quello di Comunione e liberazione. Invitato speciale al Meeting di Rimini già quache anno fa, sta girando molte città per presentare “La bellezza disarmata” (ed. Rizzoli) scritto dall’erede di don Luigi Giussani a capo del movimento ecclesiale. Bertinotti, da sempre intellettuale raffinato, ha appena dato alle stampe “Rosso di sera”, volume in cui indaga sulla «fine della socialdemocrazia» in Europa e nel mondo. Nell’ultima - recente - presentazione non lamentava nemmeno più questa svolta epocale, ma ammetteva di sentire «nostalgia» per una «comunità di donne e uomini che possiamo chiamare il popolo del movimento operaio». (P.E.R.)