La polemica

Libero risponde a Maltese: "Stupidi noi..."

Nicoletta Orlandi Posti

Spieghiamo le cose con calma. Anche perché voi che leggete siete degli stupidi. Non lo dice mica lo scrivente, ma uno più su. Addirittura un editorialista di Repubblica. E un europarlamentare di Tsipras. Uniti nella stessa persona. Praticamente il Chuck Norris dell’etica civile. Parliamo di Curzio Maltese. Riassumiamo brevemente: il noto giornalista, nonché rampognatore degli sprechi pubblici (cioè un controllore) diventa europarlamentare (cioè un controllato). Per ovvi motivi di opportunità, l'azienda prova a metterlo in aspettativa non pagata. Niente da fare. Si parla allora di una «collaborazione gratuita», proposta per il giornalista «irricevibile». L’azienda prova allora a sospenderlo unilateralmente dallo stipendio, azione a cui Maltese risponde, attraverso il suo avvocato, minacciando di procedere per vie legali. Si va allora verso una collaborazione con stipendio, ma ben pagato. Insomma, «l’ego che vince sull’interesse collettivo», come recita il titolo di un articolo del Fatto segnalato da Google. Al cui link corrisponde però una pagina vuota (Censurina? Mah...). Mentre il giornalista contratta con l’azienda, tuttavia, scoppia il caso. Maltese prova allora a metterci una pezza, per esempio concedendo un’intervistaa Lettera 43. Qui, oltre a quadretti strazianti alla Oliver Twist («ho un contratto molto al di sotto del mercato. Io guadagnerei molto di più a fare l’editorialista che l’europarlamentare dove ho uno stipendio di 6 mila euro»), Maltese ribadisce anche la sua argomentazione principale, che sembra mutuata dal Marchese del Grillo: lui è lui e noi non siamo un c... «In Italia devo rendere conto a dei buffoni», spiega Maltese, riferendosi a Libero e Dagospia. Peccato che sia stata la sua azienda a chiedergli di «rendere conto». E, a seguire, il cdr del suo giornale, che ha parlato di «redazione umiliata». Ma per il giornalista è tutta una invenzione della stampa avversa: «Dagospia e Libero di cose sbagliate campano, ma loro hanno degli altri lettori, io ho dei lettori più intelligenti». Ecco, appunto. Col sito di D’Agostino e con i suoi non pochi lettori, poi, Maltese ha un conto aperto: «Se uno dà retta a Dagospia è un imbecille. Io Dagospia non lo apro da 15 anni». Una linea di condotta talmente rigorosa che Maltese ha smesso di leggere Dagospia un anno prima che il sito venisse messo on line, dato che il portale esiste da 14 anni (e chissà se fra gli intelligenti lettori di Maltese figura anche quell’Alberto Asor Rosa che nel terzo volume della sua Storia europea della letteratura italiana, a pagina 533, confondeva Maltese con Malaparte). Tornando al doppio incarico, è comunque divertente vedere come l’eccesso di indignazione mandi subito il giornalista in bambola. Al fattoquotidiano.it, per esempio, egli dichiara che la questione è bella che risolta: «Quando faccio il politico non faccio il giornalista e viceversa». Dottor Curzio e Mister Maltese: come avevamo fatto a non pensarci prima? Nel colloquio con Lettera 43, tuttavia, leggiamo: «Siccome sto in un posto dove è più facile per me avere relazioni con Mario Draghi o con Jean Claude Juncker che se faccio l’editorialista a Roma, stare qui è un vantaggio per me e per il giornale \[…\]. Qui posso accedere a più informazioni. Per esempio a quelle statistiche che non danno ai giornalisti ma danno ai parlamentari. E tutto questo costa alla mia azienda molto meno di quanto costi darmi uno stipendio». Forse faranno così: il Dottor Curzio raccoglie le informazioni al Parlamento europeo e le mette in una valigetta. Poi, con fare circospetto, la lascia a terra in un malfamato bar di Strasburgo, dove poco dopo arriva Mister Maltese a ritirarla. Ma c’è di più. Qualche riga dopo, riferendosi al suo ruolo nella commissione Trasporti e Cultura, il giornalista (o era l’eurodeputato, stavolta?) spiega: «È utile alla commissione Cultura che io diffonda informazione su questo tema». Un vero colpo di classe. Ricapitoliamo: prima non c’è rapporto fra il giornalista e il politico. Poi c’è e va a vantaggio del giornalista. La terza versione è invece che a beneficiare del suo doppio ruolo è addirittura il Parlamento europeo. O, perché no, forse l’Ue tutta. Ma che ne sappiamo noi. Noi siamo stupidi. di ADRIANO SCIANCA