Selvaggia

Petraeus, Paula e lo Gnoccagate Cia: lo 007 impiccato alle mutande

Giulio Bucchi

di Selvaggia Lucarelli Dopo il momento Moccia sul palco di Chicago con i ringraziamenti caramellati di Obama che grida alla moglie il suo amore e le figlie vestite come Barbie Magia della moda che lo abbracciano, l’America aveva proprio bisogno di un bel Gnoccagate coi controfiocchi. Di un inciucio a metà tra la spy story e Neri Parenti in cui corna e giochi di potere restituiscono al Paese un’immagine più realistica, molto  più vicina alla vita reale dell’abbraccio più retorico e ritwittato di sempre. Perché nel gran casino in cui s’è andato a ficcare l’ormai ex capo della Cia col nome di un lanciatore di giavellotto russo, David Petraeus, c’è davvero tutto: sesso, potere, politica, spionaggio, mogli e mariti traditi, dimissioni e mail piccanti. C’è la Mata Hari sexy come nei migliori 007 e la moglie racchia come nei peggiori Cinepanettoni. Ma soprattutto, ci sono gli uomini, con le loro debolezze, le loro ingenuità, quella loro vulnerabilità di fronte alla gnocca che li rende tutti uguali, dal camionista barese al capo della Cia. Certo è che i bottoni che saltano nelle stanze dei bottoni fanno più rumore. E di rumore ne ha fatto tanto il caso Petraeus. Sessant’anni, amante delle polo pastello e con un riporto che neppure Schifani ai bei tempi, David Petraeus era fino a qualche giorni fa il direttore della CIA. Era anche un uomo sposato da 37 anni con tale Holly, conosciuta quando era ancora cadetto nella prestigiosissima accademia militare di West Point,  e dopo una vita trascorsa nell’arma,  era l’uomo della vittoria in Iraq e della fine della guerra in Afghanistan.  Oggi, è considerato l’uomo più pirla del pianeta. E non tanto perché ha tradito sua moglie. Voglio dire, dopo 37 anni di matrimonio si concedono le attenuanti e ancor più dopo aver visto le foto della moglie Holly che mi spiace dirlo, benché io sia  dalla parte delle donne, è una sorta di incrocio tra Mafalda e Rosy Bindi. Una di quelle donne, ammirevoli, per carità, che con un marito piacente e di potere accanto, non passano dal parrucchiere neppure per una spennellata di Testanera a coprire i capelli bianchi. È che David l’ha tradita con una goffaggine inaccettabile. Conosce Paula Broadwell, quarant’anni, discretamente gnocca, una che ha frequentato la sua stessa accademia militare e poi ha proseguito la carriera accademica ad Harvard e per quella che potremmo definire deformazione professionale,  comincia una massiccia attività di spionaggio nelle mutande della signora.  Sposata pure lei con un radiologo, con prole. Paula nel frattempo scrive una biografia sul generale, All in: The education of general David Petraeus, lo raggiunge spesso a Kabul e poi lo molla. Prima del benservito però, la signora dà una sbirciata alla posta elettronica di Petraeus e non per sapere se il generale chatta con Monella73 dopo le due di notte, ma per carpire informazioni sulle operazioni militari del Paese. Perché Paula non è un’olgettina qualunque. È una che s’è tolta la divisa per studiare ad Harvard e poi s’è tolta il babydoll per arrivare al capo della Cia, mica Barbara Guerra. Basta guardarla nelle foto scattate in Afghanistan per notare che pure in mezzo ai ribelli lei non ha mezzo ciuffo ribelle, che nel deserto a 45 gradi lei ha il fard compatto, che sotto la sahariana c’è un push up. Che ha l’aria della donna capace di trascinare il capo della Cia dalla Situation room della Casabianca alla situation room numero 123 del motel di Kabul e di creargli tanti di quei casini che i qaedeisti al confronto sono un gruppo di boyscout. E così fu. Il capo della Cia, colui che dovrebbe vigilare sulla sicurezza degli Usa, si fa spiare la posta elettronica come un qualsiasi marito che va a fare la doccia con l’account aperto e quando viene mollato tempesta l’ex amante con centinaia di mail a sfondo erotico, finché nella frenesia da stalker sedotto e abbandonato invia una mail al destinatario sbagliato. Non ci è dato sapere a chi, ma è molto probabile che il ministro dell’Interno abbia ricevuto dal capo della Cia una la mail «Ho voglia di leccarti tutta». E qui la faccenda si fa più oscura. Subentra l’Fbi, che scopre la tresca, già che c’è dà una sbirciata alla posta del povero Petraeus e mette sotto inchiesta la Mata Hari a stelle e strisce per aver spiato pure lei la casella email dell’amante, di cui ormai anche la donna delle pulizie del quartier generale dell’Fbi sa le posizioni preferite e i minuti esatti di tempo refrattario tra un amplesso e un altro.  Morale: la faccenda diventa di dominio pubblico (il governo non vedeva l’ora di silurarlo dopo il disastro di Bengasi) e lui si dimette senza neppure provare a sostenere che era una gara di burlesque.  «Dopo essere stato sposato per più di 37 anni, ho mostrato così poco giudizio lanciandomi in una storia extraconiugale. È un comportamento inaccettabile sia come marito sia come capo di un’organizzazione come la nostra».  Ineccepibile. Fosse accaduto nel nostro Paese, il finale sarebbe stato leggermente diverso. Intanto, a un uomo fedele per 37 anni nessuno avrebbe chiesto le dimissioni , ma al massimo: «Come hai fatto?».  Soprattutto, qui, di questi tempi, Petraeus, generale a quattro stelle, sarebbe stato un 5 stelle. E Grillo gli avrebbe spiegato che Paula era il suo punto G, e che dietro al punto g di Paula c’era la fregatura.