Ferrara
"Per Grillo in Sicilia un'atroce sconfitta. I grillini si facciano qualche domanda"
L'antipasto era arrivato nel giorno del voto, quando aveva ammonito la sua redazione online di "almeno noi, non dire cazzate". Il riferimento di Giuliano Ferrara era al presunto successo elettorale di Beppe Grillo in Sicilia. Secondo l'Elefantino l'analisi non è così scontata. Anzi, lui la ribaltava in toto e sentenziava: "Un flop è un flop. Punto". E se ancora non fosse chiaro, il concetto viene ribadito con ferma e graffiante eleganza su Il Foglio (cartaceo) di martedì 30 ottobre. Ferrara esordisce così: "In questo delizioso paese a colori, credulone e disincantato insieme, cinico e bugiardo, Beppe Grillo, la versione finale e suprema dell'analfabetismo politico a pancia piena, lascia che una pletora di lecchini travestiti da Giornalista Collettivo dica per lui: Ha vinto, è arrivato tre". "L'atroce sconfitta" - Il punto è che, secondo l'Elefantino, chi "è arrivato tre" non può mica aver vinto. E non solo per una mera questione di spiccia graduatoria. Ferrara argomenta: "Ma vogliamo parlare della vera, atroce sconfitta di Grillo. Dunque. Il tipo arriva a nuoto, scala l'Etna, scomoda Pitagora e fa la solita magnifica performance di piazza dell'attore cabarettista, ma come leader politico si rivela una macchietta, infatti la sua vocazione maggioritaria è tanto scarsa che all'atto pratico il 53 per cento degli elettori siciliani diserta le urne". Insomma, "tanta fatica per nulla", giacchè ad aver vinto (anzi, stravinto) è quell'esercito dell'astensionismo che il giullare ligure avrebbe voluto arruolare per sfondare e, chissà, stravincere. Un confronto impietoso - Secondo l'Elefantino, le elezioni siciliane dimostrano che "la protesta sa trovare il suo italiano canale migliore, quello dell'ignavia". Quindi le critiche a chi, nel Movimento, sbandiera un successo a questo punto discusso: "In tutto questo i grillini, invece di farsi qualche domanda, stanno lì a fare proiezioni del voto siciliano sul voto nazionale, grottesco, e parlano del loro movimento come di un partito tradizionale, perché sono, come è universalmente noto, privi della cultura filistea di un Guglielmo Giannini, della passione rivoluzionaria laica di un Marco Pannella, tutta gente che ha riempito le piazze come Grillo, ma perché aveva delle cose da dire, e che ha riempito la Camera di parlamentari, senza riuscire a combinare un gran che ma con estrema dignità". Che cosa l'Elefantino possa pensare della cifra politica delle 5 Stelle e del loro leader è inutile rimarcarlo.