Chiara Danese
Esserela pentita del bunga bungaporta in finale a Miss Italia
di Salvatore Dama Chiara Danese dice che «non ci vuole pensare» al processo Ruby, «spero che quella storia non mi danneggi». La ragazza sta partecipando alle finali di Miss Italia. Come tutte le altre spera di vincere il concorso, di mettere la fascia. Ma lei non è come tutte le altre, no. Chiara è già nota alle cronache dallo scorso anno. Con Ambra Battilana si è costituita parte civile nel Rubygate. E ha testimoniato. Raccontando alla procura di Milano che, altro che cene eleganti, lei e la sua amica hanno visto cose sconcie, sono andate vie disgustate. «Qui», ha dichiarato la Danese a Montecatini, «quella storia non me la sono portata dietro, non è una storia che mi piace particolarmente». Ma come si fa a non pensarci, le analogie sono troppe. Pure due anni fa, come oggi, Chiara stava partecipando alle finali di Miss Italia. Oggi rappresenta la Val d’Aosta, allora lei e Ambra portavano la fascia del Piemonte. E fu proprio nell’ultima settimana di agosto, nei giorni della finale di Montecatini, che successe tutto. Da Emilio - Il gancio è il manager delle due, Daniele Salemi, che grazie alla sua amicizia con Lele Mora riesce a portare le ragazze da Emilio Fede. L’allora direttore del Tg4 le vede e si convince subito: saranno le nuove meteorine del quarto canale. La Battilana, nella testimonianza resa al tribunale di Milano (testimonianza di fatto secretata ma integralmente disponibile sul sito di Radio Radicale), fa un racconto molto dettagliato del primo incontro con il giornalista. E dei successivi. Interrogata dal procuratore della Repubblica, Ambra racconta di come Fede rimanga affascinato dalla bellezza della Danese. Con sorpresa, le ragazze apprendono dal direttore che non accorre alcuna preparazione per fare la meteorina. Neanche un corso di dizione. Possono cominciare subito. La paga non è il massimo, ammette Emilio: sono quasi duemila euro al mese, «ma poi ci sono i rimborsi spese». Ma alle due sta benone, il compenso. Specie alla Battilana, che rivela alle toghe le proprie difficoltà economiche. Tanto, racconta in lacrime, da aver accettato nei mesi precedenti una relazione con un anziano imprenditore piemontese in cambio di regali e soldi. Fede è entusiasta delle nuove assunte. Le invita a cena la sera stessa. È il 21 agosto 2010. Il direttore rimane sempre concentrato sulla Danese, secondo la testimonianza giurata di Ambra: «Apprese da lei che faceva studi da estetista e le chiese un massaggio». La serata finisce lì, al ristorante. Il giorno dopo Salemi comunica alle ragazze che hanno un invito per la sera successiva. Una roba importante. Ad Arcore. E qui comincia la puntata di Chiara in Wonderland. «Mi vergogno a dirlo, ma non sapevo cosa fosse Arcore, per me poteva essere un bar qualunque». Nella sua deposizione al processo Rubygate, resa con occhialoni da ragazza nerd, la Danese sostiene che fino al momento di varcare l’uscio di Villa San Martino non sapeva chi ci abitasse. E neanche cosa facesse il padrone di quel villone: «Non sapevo che Berlusconi fosse proprietario di Mediaset, non pensavo che un politico potesse avere a che fare con il mondo dello spettacolo». Crederci? A Palazzo di giustizia le hanno creduto. La versione di Chiara è che quella sera del 22 agosto 2010 dovevano andare a festeggiare la fascia di Ambra, appena eletta Miss Piemonte. Non poteva sapere che sarebbe finita nel “girone dei lussuriosi”. «Eravamo imbarazzate, non sapevamo cosa fare volevamo andare via». Dopo alcuni mesi Danese e Battilana, assistite dall’avvocato Patrizia Bugnano, che è senatrice dell’Italia dei valori, si presentano a Milano e chiedono di costituirsi parte civile. Si sentono offese perché coinvolte nel giro delle “olgettine”, vogliono tutelare il proprio nome. A corredo della presa di distanza, Chiara rende in procura una testimonianza farcita di particolari piccanti: «Le ragazze a tavola si passavano di mano in mano la statua di Priapo e mimavano rapporti orali». Poi «c’erano due donne di colore vestite in modo indecente che sembravano due prostitute che ballavano e si dimenavano, toccavano le parti intime di Berlusconi, si scoprivano il seno cantando “meno male che Silvio c’è”». Un’esperienza «scioccante», finita nella sala hobby della villa, anche ribattezzata “sala del bunga bunga”. Qui, racconta la Danese, è protagonista Nicole Minetti che balla la lap e rimane completamente nuda: «Io non guardavo, ero troppo imbarazzata, mi veniva da piangere». La ragazza si fa portare una camomilla, dice di avere mal di testa e chiede a Fede di potersene andare. Quel messaggio - Scandalizzata? E allora com’è, chiede l’avvocato Gaetano Pecorella (difensore di Fede) nel controinterrogatorio delle parti, che dal cellulare della ragazza partì un sms per ringraziare il direttore del Tg4 per la serata? Chiara sostiene che fu Daniele Salemi a sfilarle il cellulare di mano spedendo il messaggino mentre la riaccompagnava a casa. Ma secondo la difesa non può essere stato il manager per discrepanze di orario. Stessa udienza. Incalzata dalle domande dell’avvocato Ghedini, la Danese scoppia il lacrime. Spiega che si è costituita in giudizio contro l’ex premier per il clamore mediatico della storia: «Nonostante sia stata una volta sola ad Arcore, nel piccolo paese dove abito pensano che io sia una escort. E quello che mi dispiace è che insultano anche mio padre e mia madre». E invece: solo pochi mesi ed eccola qui a Montecatini, Chiara Danese, bella e raggiante aspirante Miss. Tornata di nuovo a essere l’orgoglio di Gravellona Toce. Altroché.