Tre concerti in Italia
Toy boy e quella tetta di troppoMadonna, che tristezza
Quando ho visto le immagini di Madonna a Istanbul, con quella tetta pallida e molliccia estratta con una certa goffaggine dal polveroso reggiseno da sado-allattatrice, ho pensato a Sara Tommasi davanti al bancomat. Ho pensato che la trasgressione ha tempi e modalità precise e che puoi essere Madonna o la più smandrappata delle soubrette, ma se toppi il momento di mostrare una tetta, l’effetto è lo stesso. Ovvero, nulla che profumi di trasgressione, ma un vago olezzo patetico e malinconico che si propaga fino all’ultima fila della platea, popolata dai nostalgici che hanno sborsato tra i cento e i centosettanta euro per ammirare la signora Ciccone. Che diciamolo. A cinquantaquattro anni suonati (e cantati maluccio), farebbe meglio a lasciarla in pace sotto un golfino pastello, la sua tetta. E non perchè non si possa essere belle e fascinose alla sua età, ma perchè belle non lo si è mai se si tenta di somigliare alla polaroid spiegazzata di vent’anni fa. L’ho guardate e riguardate quelle immagini del concerto di Istanbul. Effetto "sara tommasi" - Lei che esordisce con un cazziatone coi controfiocchi ad arabi e israeliani perché si arrivi alla pace in Medioriente e poi comincia a dimenarsi sul palco esibendo due bicipiti che potrebbero seriamente mettere in discussione anche la pace nella bisca sotto casa. Lei che scopre la tetta, perchè in un paese in cui il fondamentalismo ha radici antiche e profonde, deve aver pensato che dove non è arrivato il pensiero laico, potrebbe arrivare il suo capezzolo destro. E a quel punto pensi che Marra ha una sua logica e che Madonna senza reggiseno sta al fondamentalismo come la Tommasi senza mutande sta al signoraggio bancario. Non contenta, sempre a Istanbul, la popstar ha esibito anche la scritta «No fear», «Niente paura», sulla schiena scolpita. Una scritta che fa sorridere, perchè il punto è proprio questo: la paura. Una bestia nera, un incubo devastante che Madonna deve sentirsi appiccicato addosso come i suoi corpetti sadomaso: la paura di invecchiare. Quella patologica, che ti fa smarrire il senso del ridicolo e ti fa diventare Sophia Loren con la cofana e la scollatura a settant’anni o Albano con la tinta nero di seppia. Non serve avere una laurea in psicologia nel cassetto per capire che tutta la vita di questa donna ruota attorno al disperato tentativo di dimostrare al mondo che ha 54 anni all’anagrafe e diciotto in bikini, sul palco, in camera da letto. E così, anziché reinventarsi nel profondo, con un’immagine e una carriera diverse, ha finito per reinventarsi faccia e corpo a colpi di botox e estenuanti sedute in palestra. Tempo fa ho conosciuto per caso una delle sue insegnanti di pilates a Londra e mi raccontò che alla prima seduta lei chiese alla cantante a quale risultato aspirasse. Madonna la guardò e disse: «I want your legs», «voglio le tue gambe». Ecco, peccato che a furia di palestra le siano venute le gambe di Gattuso e due braccia che non sai più se canti e basta o si monti da sola anche luci e palco. Leggevo che ieri, per farsi intervistare da Deejay Tv, ha fatto partire da Los Angeles il suo light engineer di fiducia. Ora, a parte che bastava farle arrivare quello di Paola Ferrari alla Domenica sportiva, mi domando che razza di vita faccia una che teme che Albertino o Dj Angelo le vedano due zampe di gallina attorno agli occhi. Poi c’è la faccenda dei fidanzati, che un tempo erano attori e registi di fama e oggi sono modelli e ballerini poco più che ventenni, che a uno vien voglia di dire «Sei Madonna, non Rita Rusic, fai la persona seria, forza». Ma soprattutto, verrebbe voglia di specificarle che a vederla lingua in bocca con uno che si chiama Jesus Pinto da Luz (traduzione: Gesù pulcino di luce), classe 1987, non sembra più figa e più giovane. Sembra solo una Ivana Trump qualsiasi con il ragazzotto rampante accanto, con la differenza che Ivana al mare si mette in costume mentre Madonna, come nelle ultime foto al mare col suo nuovo boyfriend (un ballerino venticinquenne), fa il bagno a Cap D’Antibes con maglietta e pantaloni come un pensionato svedese con eritema solare alle Canarie. Un passato glorioso - E anche lì avresti voglia di parlarci con ‘sta donna. Di dirle che i vent’anni non sono contagiosi ma anzi, certi contrasti anagrafici invecchiano più di dieci anni intensivi di lampada Uva. Che per noi resterebbe Madonna anche con la cellulite che spunta dal costume e un compagno più agé. E infine, la questione delle esibizioni. Quando arrivi a 54 anni e sul palco e non hai fatto tutto quello che era umanamente possibile, dalle stimmati finte alle crocifissioni, dai libri sadomaso con Naomi alle limonate pubbliche con Britney, chi te lo fa fare, nel 2012, di presentarti al Super Bowl agghindata da Cleopatra botulinica che inciampa sul palco alla terza nota come il vecchietto alla bocciofila e canta in playback, come un Marco Carta qualunque a C’è posta per te? Chi te lo fa fare di scoprire la tetta o inventarti la gag della svastica o ricorrere alle esternazioni su Chiesa e Vaticano, quando questi, tra l’altro, tra Corvi e Vatileaks figurati se si stanno a preoccupare di quello che dice una cinquantenne in mutande che stava con Gesù pulcino di luce. Sono stata severa con Lady Ciccone, lo so. Ma solo chi l’ha molto amata le può dire certe cose. Solo chi soffre nel sapere che il suo nuovo disco è un mezzo fiasco e che i suoi concerti per la prima volta non sono sold out, le può dire che quel tempo, il tempo della Madonna in mutande su un palco è finito. Che è ora di reinventarsi. Altrimenti, non sei più Madonna. Sei Sara Tommasi. ddi Selvaggia Lucarelli