Lega accerchiata
Paolo Becchi e il trappolone contro Salvini. Occhio alla manovra di Conte: "La prova dell'inciucio Pd-M5s"
"Sarebbe la prova dell'inciucio Pd-M5s". Intervistato da Italia Oggi, il professor Paolo Becchi "legge" la crisi tra Lega e M5s, scopre le carte di Giuseppe Conte (con il Pd alla finestra) e dà un consiglio a Matteo Salvini: "Deve ritirare la mozione di sfiducia. È caduto in un trappolone. Se fanno un governo Pd-M5s lo tengono all'opposizione per anni". Leggi anche: "Dopo la mossa del cavallo, l'arrocco". Becchi, Salvini e la scacchiera della crisi Secondo l'editorialista di Libero, guru del sovranismo, Salvini si è fidato troppo degli imprenditori che spingevano per la crisi e degli altri partiti, dem in testa, che evidentemente gli avevano lasciato intendere che non ci fosse alternativa al voto anticipato. Invece, ora Pd e M5s stanno trovando l'intesa e in Parlamento si è creata una maggioranza alternativa che potrebbe attrarre anche parte di Forza Italia. Un trappolone, appunto. "M5s e Pd farebbero il governo magari solo istituzionale all'inizio ma che diventerebbe di legislatura e nell'immediato la Lega subirebbe una forte perdita, resterebbe all'opposizione per anni. Qui l'unico che ci guadagna è il Pd - sottolinea Becchi -. Da forza irrilevante di opposizione passerebbe al governo del paese. Nel giro di due anni fagociterebbe i 5stelle, Luigi Di Maio sarebbe finito". Come uscirne? Secondo Becchi c'è un solo modo: Salvini deve ritirare la mozione di sfiducia contro Conte, depositata ma ancora non calendarizzata. "Intanto la crisi formalmente non c'è. C'è una crisi politica che può essere ancora rimediata con gli strumenti della diplomazia e dei regolamenti parlamentari". Se il 20 agosto, dopo la sua informativa in Senato, Conte salisse al Quirinale per dimettersi senza una sfiducia formale, conclude Becchi, "sarebbe la prova dell'inciucio". Salvini, dal canto suo, dovrebbe "innanzitutto dire che accetta la sfida del taglio dei parlamentari, che lui ha già votato mentre il Pd no". Senza calcare la mano sul ritorno al voto immediato: "Questa seconda parte non compete a lui. Lo dica il capo dello stato che vuole fare, andare al voto o meno".