Eccesso di fede
Matteo Salvini, "questo è troppo". Filippo Facci salta sulla sedia: perché così il leghista rischia grosso
Pure Padre Pio. È troppo. Libero è un giornale filo-salviniano, non c' è dubbio: anche se per risultare pro-Salvini, oggi, basta non considerarlo un Mussolini redivivo che provoca stragi in Nuova Zelanda con un' alzata di spalle. È come fu per Berlusconi: sono le cazzate che scrivono altri a sospingerti giocoforza a difenderlo, soprattutto quando la controparte annuncia tutti i giorni l' apocalisse fascista o, diversamente, ha il profilo inebetito di un ragazzetto di Pomigliano d' Arco. Però, ecco, Padre Pio è troppo. Quando ieri ho visto la pagina 9 di Libero («Salvini prega Padre Pio: mi aiuta ogni giorno», «ho sempre bisogno dei suoi consigli») c' erano anche due foto del vicepremier a Pietrelcina con tanto di espressione assorta e spiritualizzata (sembrava si fosse fatto una canna) e mi sono chiesto se il prossimo titolo sarebbe stato «Salvini salta nel cerchio di fuoco», «Salvini bonifica la discarica di Malagrotta» oppure «Salvini trebbia il grano a Vimercate». Poi, ancora, mi è tornato in mente il settimanale Cuore (insuperato giornale satirico degli anni Novanta, prima che la politica superasse ogni satira) quando nel tardo 1992 cominciò a sfottere il dipietrismo più stucchevole e a disegnare il magistrato come una Madonna pellegrina che arrestava i ricchi, donava ai poveri, salvava i gatti sugli alberi e moltiplicava i pani e i pesci oltreché gli arresti. In realtà non c' è paragone: ai tempi c' erano articoli come uno celebre di Paolo Colonnello, che oggi presiede seriosamente il Consiglio di disciplina dell' Ordine dei Giornalisti (quello che condanna sempre Libero) che sul «Giorno» scriveva articoli titolati «Di Pietro in autostrada soccorre una ferita» e scriveva testualmente «A un eroe non fa difetto la virtù della soccorrevolezza , e Antonio Di Pietro non ha esitato a togliere i panni dell' irreprensibile giudice per indossare coraggiosamente quelli del buon samaritano». Leggi anche: "Chi è un autentico imbecille". Salvini e il mitra, Mughini perde il controllo: da godere Nel portafogli - Ci stiamo avvicinando, anche se il paragone in realtà non regge, perché Salvini è anzitutto più divisivo e poi perché l' articolo sulla visita a Pietrelcina era pur sempre cronaca. Il punto infatti non è Libero, il punto è Salvini, la cui comunicazione si sta facendo decisamente eclettica. Non vorrei che c' entrasse ancora il suo spin doctor Luca Morisi - quello che pubblicò su Facebook la famosa foto del vicepremier armato di mitra - in preda a un momento di entusiasmo creativo. Temo di no: anche perché Salvini durante «Porta a Porta» aveva già estratto dal portafogli l' effige del Santo: quasi a voler bilanciare il Luigi Di Maio che nel settembre 2017 baciò la teca di San Gennaro in campagna elettorale. Rischio fanatismo - Ora: io scrivo a titolo personale e non mi permetto di eccepire circa la fede di nessuno (tantomeno dei lettori) non escludendo peraltro che il ricorso salviniano a Padre Pio sia legato alla situazione del Milan. Preciso inoltre che lo scrivente è un cosiddetto mangiapreti e che il prossimo raduno nazionale degli Alpini, previsto nel prossimo weekend a Milano, io lo farei celebrare con uno sfondamento delle mura vaticane da parte dei 500mila alpini previsti. Io non faccio testo, ma altri sì. E ci sono temi che sono molto più divisivi di quanto Salvini forse immagina: non la fede in un paese che resta cattolico, per carità, ma l' ammiccamento a certa superstizione misticheggiante che ancora ci schiaccia nel Sud del Mondo e ai margini dell' Occidente. Padre Pio non è il Papa. Non è una banale professione di fede. Padre Pio è quella cosa per cui le troupe estere, ancor oggi, ci immortalano e ci riconsegnano a rassicuranti contorni macchiettistici, come quando, tre anni fa, in migliaia si agitarono attorno a una mummia siliconata che viaggiò dalla Puglia a Roma con tanto di scorta armata: una versione 2.0 della credulità popolare ammantata di fanatismo nei confronti di un sacerdote, ricordiamo, che la Chiesa definì impostore e poi, da morto, trasformò a tempo record in beato e in santo - a furor di invasati - e soprattutto in business miliardario. Attenzione insomma. perché Padre Pio, per un aspetto, è come Salvini: è divisivo, e anche molti cattolici - spesso nordici - potrebbero avere in uggia certi ammiccamenti a certa industria delle anime che tanto assomiglia a un' immensa ed epocale circonvenzione d' incapaci. Dopodiché va bene, capisco, la classifica, la Champions: per il Milan questo e altro. di Filippo Facci