L'analisi

Vittorio Feltri: "L'operazione sporca di Luigi Di Maio per far fuori Matteo Salvini"

Cristina Agostini

La Lega è sotto attacco, e non è una novità. La odiano perché miete consensi e si avvia ad affrontare le elezioni europee con la quasi certezza di riempire le urne e di battere qualsiasi avversario. Ma negli ultimi giorni il partito nato al Nord viene addirittura assaltato dalla giustizia e dai "nemici" che ne sfruttano le iniziative. Le sedi del Carroccio sono oggetto di violenze, incendiate, prese di mira quali trincee da invadere. Già, il successo rende antipatici e bisogna rendersene conto. A Salvini conviene stare calmo e organizzare una difesa fredda senza lasciarsi andare al vittimismo. L'episodio più grave riguarda il sottosegretario ai trasporti, Armando Siri, contro il quale è in corso una campagna tesa a delegittimarlo. Leggi anche: Salvini e la Lega nel mirino degli antifascisti. Il dossier sconvolgente del Viminale, brutto segnale I fatti sono noti. Esisterebbe una intercettazione mai controllata da cui risulterebbe che costui avrebbe incassato o aspirasse a intascare 30 mila euro dalla mafia in cambio di un favore. Ovviamente noi non sappiamo se ciò sia vero o falso, ma osserviamo che il M5S è impegnato a far secco l'uomo politico leghista ancor prima che siano circostanziate le imputazioni a suo carico. È una operazione sporca che mette in luce il doppiopesismo dei pentastellati, i quali intendono scaricare il sottosegretario per sputtanare l' alleato verde, ma non muovono un dito contro il sindaco di Roma, Virginia Raggi, a sua volta indagato per abuso di ufficio. Il primo deve andare a casa, il secondo può rimanere in sella. Perché? Ma quale metro di giudizio è questo? Azzurra Barbuto ha analizzato la questione e qui accanto pubblichiamo il suo articolo quale contributo di chiarezza. Mi pare evidente che nella maggioranza sia maturata l'intenzione di far saltare il banco dell'esecutivo attribuendo la responsabilità del fallimento a Matteo e ai suoi seguaci, e in questo modo frenare l'ascesa della Lega data per scontata alle consultazioni continentali. D'altronde le armi proibite in politica sono le più diffuse. Fossi nelle felpe di Salvini pregherei Siri di farsi da parte fino alla delucidazione della situazione. Così tapperebbe la bocca a Paperino Di Maio al quale chiederei, simmetricamente, di licenziare l'indagata Raggi. Coraggio e pazienza. di Vittorio Feltri