Dopo gli attacchi a Libero

Asia Argento, Pietro Senaldi: ora se ne frega delle molestie, vuole la pace

Cristina Agostini

"La donna è mobile" canta il Rigoletto di Giuseppe Verdi. Asia Argento, in questo, è molto donna. Ha la contraddizione nel dna. Il mese scorso si era messa con il re dei paparazzi, Fabrizio Corona, e si era fatta immortalare dalla rivista patinata Chi. Con il bel pregiudicato formava la nuova coppia maledetta. Fatti suoi, certo, ma la madre l'aveva messa in guardia: «Non fa per te». «Zitta troia» è stata la risposta. Ieri ha dato ragione a mamma, annunciando di averlo scaricato. Motivo? È insofferente al gossip. Sarà per questo che ha concesso un'intervista a tutta pagina per raccontare gli affari suoi: come l' ha conosciuto, cosa si sono detti, cosa provava. Esilarante. Leggi anche: Lo scatto osceno di Asia Argento. Rompe con Corona e.. Da censura Non è questo però che ci sta più a cuore. La parte interessante dello sfogo è quando Asia dichiara ufficialmente «un capitolo chiuso, perché ho dato il mio contributo» il suo impegno, da sedicente molestata, a favore delle donne abusate. Ma come? Ha girato le piazze agitando il pugno e invitando le donne a non mollare e ad accusare chi le violenta, ha dato il la a un movimento globale femminile di denuncia, il cosiddetto #metoo, e ora abbandona tutte come se nulla fosse? Casualmente scende dal carro proprio quando nel movimento si intravedono le prime crepe e, anche tra le donne, si apre il dibattito se la caccia al maschio violento non abbia prodotto un' isteria planetaria facendo di ogni erba un fascio e rovinando uomini che non avevano fatto nulla di male. Sono centinaia nel mondo anglosassone i manager licenziati su due piedi sulla base di semplici accuse; molti di loro sono stati sostituiti da esponenti del gentil sesso, quasi con significato riparatorio. Non siamo fissati con Asia. Ci ostiniamo a non lasciarla nel suo brodo in quanto una sua fan ci ha fatto causa e l' Ordine dei giornalisti ci ha censurati a causa di un articolo sulla sua vicenda titolato "Prima la danno via e poi piangono". Non potevamo immaginare come si sarebbe concluso lo show e non abbiamo aggiunto "e alla fine se ne vanno pure lasciando tutti a leccarsi le ferite". Rimediamo oggi. La signora afferma di aver necessità di voltare pagina perché ora vuole «leggerezza nella sua vita». La troverà, la sua storia le dà speranze. Oltre vent'anni fa ha seguito il produttore americano Weinstein in una camera d' albergo e non è riuscita a sottrarsi alla richiesta di questi di leccarla tra le gambe. A suo dire, ne è rimasta sconvolta per due decenni e passa, il che non le ha impedito di lavorarci e frequentarlo a lungo anche privatamente. Un peso insopportabile, poi, sono le parole dell' attrice oggi, «un giornalista chiama e fa una domanda» e lei vuota il sacco. Così, per caso. UN POLVERONE - L' animo umano segue vie imprevedibili. Ne nasce un putiferio, lei piange, insulta, denuncia, mobilita mezzo mondo. Infine, un giovane attore, tale Jimmy Bennett che la chiamava «mamma» accusa lei di averlo violentato e Asia perde il posto a Sky. Si scopre perfino che la signora gli ha liquidato 300.000 dollari per rabbonirlo, ovviamente su consiglio del fidanzato defunto, si giustifica lei. Da attrice esperta, capisce che è il momento di far calare il sipario sul bordello che ha scoperchiato e ritirarsi dalla scena. Ne ha diritto, ma sulla scena si contano feriti e altro. Weinstein è rovinato per sempre, molti potenti d' Oltreoceano pure. Nel nostro piccolo, in Italia, abbiamo processato e messo al bando senza prove il regista Fausto Brizzi, salvo poi riabilitarlo in omaggio alla nostra cialtroneria nazionale. Centinaia di migliaia di donne sono state illuse dalla loro paladina, il fidanzato americano di Asia, il cuoco di fama mondiale Anthony Bourdain si è tolto la vita, il giornalista francese con il quale Asia si è fatta fotografare sempre da Chi mano nella mano prima del suddetto suicidio è sparito, Corona è stato mollato. A noi di Libero in fondo è andata bene: incrociare Asia ci è costata soltanto un' ammonizione nella speranza non arrivi di peggio. Un anno fa, quando scrivemmo l' articolo per il quale siamo stati condannati dall'Ordine, sostenemmo che Asia Argento non era la persona ideale per incarnare il simbolo delle donne abusate dagli uomini e portarne avanti la battaglia. Oggi, lei stessa ci dà ragione: «Non riesco a farmi carico della sofferenza delle altre» è la frase con cui si sfila dal #metoo. Con tanti saluti alle compagne che le avevano creduto. Ma le signore abusate si consolino, certi testimonial è meglio perderli che trovarli. Salvo che dopodomani l' attrice non decida di cambiare ancora parte. di Pietro Senaldi