Il doppiopesismo

Dire Family Day per i gay e J-Ax è odio, ma loro possono insultare

Giovanni Ruggiero

«Il Pirellone è un simbolo di tutta Milano, utilizzarlo per fare propaganda significa attaccare e dividere una città», recita il rapper J-Ax sotto al celebre grattacielo milanese in un video fatto circolare su Internet e subito ripreso dal Fatto Quotidiano. Averlo illuminato con le parole «Family Day», continua a spiegarci J-Ax autoelettosi esegeta nel pixel-monologo, vuol dire aver «sporcato il Pirellone con una scritta di odio». Una scritta che, «oltre a offendere la comunità gay fa incazzare tutti i milanesi. Perché essere milanesi significa essere gay, o etero o trans o pugliese oppure nerd e brutto». Poi evidentemente un baluginìo di logica gli illumina d’immenso il pensiero. E J-Ax ammette che sì, essere milanese significa essere «anche leghista». Ma è soltanto un momento. Subito dopo, il rapper riparte: «Per questo trasformare il Pirellone in un occhio di Sauron di omofobia significa offendere tutti i milanesi». Tutti i milanesi, cui appartengono anche i leghisti... Ma per J-Ax i leghisti, semplicemente, non devono esprimere la propria opinione. Cosi come non deve farlo chi è contrario al ddl Cirinnà, pur non essendo leghista. Ce ne sono anche tra gli omosessuali, ma questo J-Ax e i gay lo tacciono, innanzitutto a se stessi. L’opinione etero espressa garbatamente, dunque, è «odio». Ma teniamo fermo per un attimo J-Ax col suo video di accusa al governatore della Lombardia Roberto Maroni. Esaminiamo ora un altro fatto. Su Facebook, un’associazione lesbica ha pubblicato un’immagine di Alessandra Mussolini risalente agli anni della sua carriera di attrice. Si vede l’esponente politica in abiti succinti. Il testo con cui l’associazione ha condiviso la foto dice: «Così giusto per capire chi difende la famiglia tradizionale!! Una zoccola!!». Inorridita da tanta violenza, ho segnalato l’immagine a Facebook. La risposta di Facebook è stata: «Abbiamo esaminato il contenuto condiviso che hai segnalato perché incita all’odio e abbiamo determinato che rispetta i nostri Standard della comunità». Insomma, scrivere «Family Day» sul Pirellone sarebbe un’offesa terrificante ai gay, sarebbe odio verso i gay. Ma che una comunità lesbica dia della «zoccola» alla eterosessuale Alessandra Mussolini su Facebook non è offensivo e non è odio. Il risultato dell’esame è il seguente. La concezione della democrazia per molti gay, filogay e pure per Facebook consiste nel permettere di esprimere un’opinione - che può essere anche letterale insulto e reale odio - solo ai gay nei riguardi degli etero. Ma gli etero, ai gay, non possono nemmeno mettere davanti le parole «Family Day», altrimenti è odio. Cosa accadrebbe se Alessandra Mussolini condividesse su Facebook una foto di una donna lesbica in abiti succinti con la scritta: «Così giusto per capire chi difende la famiglia omosessuale!! Una zoccola!!»? Facebook la rimuoverebbe immediatamente. J-Ax griderebbe all’iper odio, all’odio al cubo, all’odio sovrannaturale. Dopo tutto, ha già gridato all’odio per la semplice messa in mostra delle due parole che identificano la manifestazione di oggi - il Family Day, appunto - con cui molti etero esprimeranno il pensiero per cui, a loro avviso, la famiglia tradizionale non dovrebbe essere modificata dalla legge. Figuriamoci cosa accadrebbe se qualcuno, magari un eterosessuale, dovesse azzardarsi a pronunciare più di due parole, tra cui un oggettivo insulto, per di più anche sessista. Gemma Gaetani