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Filippo Facci: Meglio mai che tardi

Giulio Bucchi

Ora è ufficiale: comunque la pensiate sulle preferenze, Matteo Renzi non le vuole. Aveva sempre detto che avrebbe voluto reintrodurle - l'aveva detto alla stampa, l'aveva detto al Pd, l'aveva detto alla larghissima parte del Paese che detesta i nominati - ma tre giorni dopo il Patto del Nazareno già diceva che Berlusconi non voleva saperne: "Sono un sostenitore delle preferenze, ma abbiamo dovuto cedere su questo punto", disse. Bene: ora Berlusconi non c'è più - il Patto, cioè - e parrebbe tutto perfetto: le preferenze in teoria le vuole lui (diceva) e le vuole parte del Pd (soprattutto la base, che avrebbe voluto promuovere un referendum proprio su questo) e così pure quell'interlocutore residuale che è appunto il Paese, come certi sondaggi commissionati in questi giorni potrebbero confermare. Le vuole anche qualche altro partito di opposizione, se non fa schifo. Risultato: "Non c'è più tempo", ha detto la ventriloqua Giulia Boschi. Il che - in quest'era quaternaria della Seconda Repubblica, coi tanto di fossili Mattarellum Rex che rispuntano al Quirinale - fa discretamente ridere, visto che aspettiamo da decenni. Morale: chiudiamo una volta per sempre questo penoso capitolo, ufficializziamo quello che noi addetti ai lavori abbiamo sempre saputo: Renzi non vuole le preferenze. Renzi vuole l'aristocrazia dei nominati (o i capilista bloccati, fa lo stesso) esattamente come Berlusconi, vuole cioè il cerchio magico inteso come unica maniera in cui certuni possono essere eletti: per magia. di Filippo Facci