L'analisi

Feltri, il de profundis per Beppe Grillo

Nicoletta Orlandi Posti

"Grillo è franato come l'argine di un torrente genovese, in un battibaleno". Vittorio Feltri dedica oggi il suo editoriale alla figuraccia fatta dal leader del Movimento Cinque Stelle martedì scorso, quando si è presentato nella sua città distrutta dall'alluvione per chiedere le dimissioni del sindaco, responsabile secondo lui del disastro, ed è stato "sfanculato" da un giovanotto, uno dei cosiddetti angeli del fango. Il ragazzo gli ha detto: smettila di concionare e di predicare, impegnati piuttosto con la pala. E glielo ha detto, puntualizza Feltri sul Giornale, "con una semplicità tale da spiazzarlo, ponendolo in una situazione imbarazzante da cui oò guro è uscito malconcio, essendosi limitato a rispondere balbettando che i suoi parlamentari erano al lavoro e collaboravano con i cittadini". Per il fondatore di Libero "Beppe ha fatto una figuraccia che diventerà l'emblema di un fallimento, quello di un capoccia politico che, avendo cavalcato l'antipolitica con un certo successo, si era persuaso di essere invincibile e, invece, all'improvviso è stato demolito da uno sconosciuto che per annientarlo ha usato le stesse armi tipiche dell' ex condottiero pentastellato". La conclusione di Feltri è che "un partito che non ha una guida in Parlamento, ma un matto che si fa prendere per i fondelli dall'ultimo bischero incontrato per la via, non ha speranze di sfondare. Al massimo può sopravvivere per qualche anno, pentendosi di non aver riscosso i contributi statali e le indennità dovute ai propri rappresentanti. De profundis".