Terremoto elettorale
Giordano: "All'armi siam renziani. Già tutti ai piedi dell'onnipotente San Matteo"
All’arme siamo renziani. L’Italia si sveglia nell’Era di Matteo Imperatore, e per la nota propensione a correre in soccorso del vincitore, non c’è uno che faccia mancare il suo apporto. Persino in sala stampa, ieri mentre il premier comprimeva dentro la veste istituzionale la voglia di fare il gesto dell’ombrello al mondo intero (gliela si leggeva negli occhi, però), a un certo punto è partito un applauso. Per il suo addetto stampa. Ora dico: s’è mai visto un applauso per l’addetto stampa del premier? E nella sede istituzionale di Palazzo Chigi? Eppure i giornalisti hanno fatto tutti clap clap con le manine, non appena Matteo gliel’ha ordinato. Vorrete mica contraddire l’Imperatore? Avesse chiesto loro di stendersi a pancia in giù e lustrare il pavimento con la lingua, probabilmente l’avrebbero fatto. Anzi, considerato che il pavimento era particolarmente lucido, immagino che qualcuno l’abbia fatto lo stesso, anche se lui non l’ha chiesto. Così la lingua si allena, non si sa mai. Nel frattempo nella sede del Pd pare sia partita una sfida in stile «trova la differenza»: da una parte i capi corrente, dall’altra gli zerbini degli uffici del segretario. Impossibile distinguerli, però. Anche i più esperti, i cultori della Settimana Enigmistica, non ce la fanno. Infatti il partito che fino a qualche giorno fa era scosso da lotte furibonde e coltellate dietro la schiena, s’è ormai totalmente appecoronato: «Abbiamo sempre collaborato», manda segnali di pace la minoranza. Civati esulta, Bersani fa festa, gli oppositori alla segreteria sono già diventati tutti all’improvviso profeti del «gioco di squadra». S’ode un unico coro nella liturgia della sinistra: In Matteo, con Matteo e per Matteo, ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. E pazienza se la messa solenne vede fra i concelebranti anche alcuni che fino a ieri avrebbero passato Renzi per la garrota. Ora lo adorano. Spargono incenso. Cantano inni. È arrivato il salvatore. È arrivato l’Imperatore. In fondo non eravamo sempre stati tutti con lui? PRIMI PRODIGI - Ma certo, siamo tutti renziani. Renziani della prima ora. Credere, obbedire e rottamare. Le tipografia clandestine stanno lavorando nottetempo per stampare false fotografie che testimoniano la partecipazione alla Leopolda di persone che la Leopolda manco sanno dove sia collocata. C’è chi ha riempito la sua casa di gagliardetti della Fiorentina, chi ha organizzato corsi accelerati di parlata toscana, chi ha eletto Giancarlo Antognoni suo mito d’infanzia senza sapere chi sia, e chi ha comprato al mercato nero un albero genealogico con avi di Pontassieve. Nel frattempo« partono i primi comunicati del Minculrenz: i Balilla di Matteo sono pregati di riunirsi ogni mattina alle otto per l’alzabandiera dell’ottimismo. Verrà innalzato un vessillo con una gigantesca scritta "80" e tutti dovranno dire in coro la preghiera di ringraziamento all’Imperatore, concludendola come si conviene: boia chi molla, renzi renzi alalà. Del resto, bisogna dirlo, Matteo già sta compiendo i primi prodigi. Imperatore sì, ma anche un po’ Santo. E infatti non era ancora finito il conteggio vittorioso delle sacre schede e già lui, con la forza del pensiero e l’imposizione delle mani, riusciva a sbloccare situazioni che sembravano destinate a perdersi nel nulla: i bambini adottati da famiglie italiane e bloccate da mesi in Congo, per esempio, stanno già tornando a casa. Miracolo? Dimostrazione di potenza celestiale? Segno profetico? Non importa. Quel che conta è il messaggio della nuova crociata: Renzi vult, Renzi lo vuole. Chi osa opporsi? Chi osa dirgli di no? Siamo tutti renziani perché lui può tutto: se piove troppo, fa spuntare il sole; se c’è siccità, fa piovere, ferma il vento con le mani, apre le acque del mare, alle elezioni batte Grillo e , chissà che avanti di questo passo riesca perfino a trasformare Alfano in un ministro dell’Interno. O forse quest’ultima prova è impossibile anche per San Matteo l’Imperatore? MORITURI TE SALUTANT - Nel frattempo, e nell’incertezza, preparatevi ad applaudire, come i colleghi in sala stampa. Non avete visto? La Borsa ha già dato, volando come non accadeva da tempo, pure la finanza s’è iscritta al partito renziano, le aziende sono renziane per definizione, i giornalisti figuriamoci, non aspettavano altro. Persino al Fatto quotidiano, nota roccaforte grillina, si scoprono enclave che si professano fedeli al premier. E nei corridoi Rai si racconta che nelle settimane precedenti al voto c’erano decine di giornalisti che si erano scoperti improvvisamente grillini, e che nella notte fra domenica e lunedì, allo stesso modo, si sono scoperti improvvisamente renziani. Che ci volete fare? Spuntano renziani dappertutto, anche dove meno te l’aspetti: persino a casa di Beppe Grillo: nella sua sant’Ilario, infatti, ha vinto il Pd. «Sono renziano», scherza Fiorello in radio. «Renzi ha salvato l’Europa», proclama con devozione Dario Nardella, suo successore a Firenze. E poi avanti tutti a dichiarare su Renzi contro l’Europa, ah lui sì, saprà guardare negli occhi la Merkel, saprà tirare per la giacca Hollande, stravolgerà l’Unione, incanterà i serpenti, farà volare quegli elefanti degli euroburocrati, raddrizzerà le leggi sulle banane, e forse anche le banane, s’inventerà gli 80 euro in versione Bruxelles, farà le slide multilingue e venderà all’asta le auto blu di Lady Ashton, magari abolirà le province e pazienza se gli diranno che sono le province delle Fiandre, che importa? Qualcosa lo farà, o comunque lo annuncerà, e tanto basta perché poi, tanto, i voti li prende, e noi tutti siamo costretti a fare «bravo, bravo» con le manine. Ci porterà a schiantare, però quant’è simpatico. Soprattutto, com’è vincente. Com’è bello. Com’è divino. Imperatore, morituri te salutant. Ma con tanto entusiasmo e dosi di saliva, però. Avanti con la lingua: ci sono tanti pavimenti da pulire. di MARIO GIORDANO