In pieno giorno
Milano, rubano l'auto e fuggono dalla Polizia: chi c'era a bordo. Dopo Ramy, una folle "moda"
Folle inseguimento ieri per le strade di Milano, l’ennesimo episodio nel quale dei ragazzi ignorano l’alt degli agenti e senza più alcun rispetto per l’autorità iniziano a fuggire mettendo a rischio la propria vita e quella degli operatori delle forze dell’ordine. Una “moda” preoccupante per i sindacati di polizia che spiegano di essere ormai in seria difficoltà nella gestione dell’ordine pubblico.
Sono le 12.10 di venerdì quando la volante del commissariato Lorenteggio riceve notizia dalla centrale operativa che una Fiat Panda è stata rubata da un box di via Pietro Giordani. Pochi minuti e gli agenti localizzano l’auto, l’affiancano e intimano l’alt. I due ragazzi a bordo però invece di fermarsi cominciano una roccambolesca fuga lungo la via Lorenteggio.
La volante tallona da vicino la Panda che intanto sfreccia nel traffico di via Inganni e via Odazio passando anche un semaforo col rosso. La corsa della Fiat prosegue a tutta velocità ma gli agenti riescono a guadagnare terreno e ad affiancarla. Pochi istanti e la Panda si ferma in via Gelsomini all’angolo con via Giambellino. I due fuggitivi a questo punto cominciano la fuga a piedi ma gli equipaggi delle volanti giunte sul posto riescono finalmente a bloccarli.
A finire in manette è un 20enne egiziano, irregolare e con precedenti penali. Il giovane viene arrestato con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale e ricettazione. Nelle tasche dell’immigrato vengono infatti trovati un coltello a serrramanico e il cacciavite usato per forzare il garage dove era custodita l’auto rubata. Indagato in stato di libertà per gli stessi reati il complice, un 17enne di origine italiana.
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IL CASO ELGAML
E l’inseguimento di ieri è solo l’ultimo di una lunga serie iniziata con la tragica morte di Ramy Elgaml, il 19enne di origine egiziana schiantatosi assieme ad un complice dopo essere sfuggito alle autoradio del nucleo radiomobile dei Carabinieri per 8 chilometri. Anche in quel caso l’alt era stato ignorato. Così come lo scorso 5 febbraio quando una volante era stata costretta a inseguire due ragazzi sprovvisti di patente da via Stephenson, zona a Quarto Oggiaro. I due avevano dato vita ad un inseguimento degno di un film d’azione di Hollywood durante il quale avevano rischiato di investire un’anziana che passeggiava tranquillamente spingendo la carrozzina di un invalido.
Il 4 febbraio era stato invece un 29enne a fuggire contromano con il suo scooter in zona Maciachini. Il giovane, arrestato per resistenza e detenzione di droga ai fini di spaccio poichè trovato in possesso di 18 grammi di cocaina, aveva terminato la sua folle corsa in via Annibale Butti cadendo a terra nel tentativo di infilarsi tra due macchine ferme ad un semaforo rischiando di fare la stessa fine di Ramy Elgaml. Nella notte tra il 31 gennaio e il primo febbraio era stata invece una donna completamente ubriaca a scatenare il panico sulla Darsena. Alla guida di una Citroen la 29enne si è fatta inseguire dai navigli fino a piazza Resistenza Partigiana dove è stata finalmente bloccata.
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SENZA PATENTE
Il 25 gennaio invece un altro giovane non si era fermato all’alt della polizia perché senza patente. Dopo un inseguimento in scooter inseguito per 5 chilometri da via San Gottardo alla Barona il 18enne era stato arrestato per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Ma perché da qualche mese a questa parte ignorare l’alt delle forze dell’ordine sembra diventata la norma? E soprattutto come si sentono gli agenti durante un inseguimento che potrebbe vederli poi imputati come i carabinieri del caso Ramy?
Pasquale Griesi, segretario FSP, si dice preoccupato. «La gente continua a sentire in televisione che nuove abitudini come quella di non fermarsi all’alt delle forze dell’ordine sarebbe il sintomo di un disagio sociale» spiega «in questo modo si legittimano certi comportamenti e alla fine a finire sotto processo è il poliziotto che fa il suo dovere». «L’unico modo per risolvere la situazione è porre fine a questa complicità morale fatta di insensato giustificazionismo» conclude il segretario FSP che auspica si ritorni al più presto a un ripristino della «certezza della pena». Dal canto suo Domenico Pianese, segretario del sindacato di polizia COISP, parla senza mezzi termini di «sconforto e delusione tra gli agenti». «Dai fatti di Pisa in poi c’è stata una crescente criminalizzazione delle forze dell’ordine da parte di “tuttologi” che non sanno nulla di ordine pubblico» spiega Pianese «il risultato è che oggi abbiamo serie difficoltà nel controllo del territorio», spiega Pianese riferendosi ai fatti avvenuti nel 2024 quando 10 poliziotti furono indagati per eccesso di legittima difesa nel corso di una manifestazione proPal.
CHIAREZZA
«A questo punto serve chiarezza» continua il segretario del COISP «la politica ci dica chiaramente se possiamo fare il nostro lavoro o se dobbiamo lasciare fuggire gli individi che non si fermano allo stop delle forze dell’ordine. Se non possiamo fare adeguatamente il nostro dovere allora piuttosto ci lascino a casa». Turbato dai recenti accadimenti anche Giampiero Timpano del Sindacato Autonomo di Polizia. «Tra gli operatori delle volanti c’è la preoccupazione di un nuovo caso Ramy» spiega «per noi le regole di ingaggio sono fondamentali quindi la politica ci scriva nero su bianco come ci dobbiamo comportare». Per Timpano infatti lo stress degli equipaggi ultimamente è forte. «Oltre ad assicurare alla giustizia chi infrange la legge ormai dobbiamo preoccuparci dell’opinione pubblica che riprende col telefonino e di chi ci giudicherà in un tribunale» spiega «queste non sono le condizioni ottimali in cui operare».