In aula

Capodanno a Milano, l'affondo di Matteo Piantedosi: "Le molestie un rito islamico"

Andrea Muzzolon

Giorno 16 dalle agghiaccianti violenze di piazza Duomo a Milano: ancora nessun commento da parte del sindaco Beppe Sala. Nella totale indifferenza del sindaco del capoluogo lombardo, che ha archiviato la vicenda senza degnarla neppure di un commento di solidarietà alle vittime o di condanna verso il branco di aggressori, continua l'inchiesta condotta dalla Squadra mobile e coordinata dall'aggiunta Letizia Mannella e dalla pm Alessia Menegazzo. Più passano i giorni, più aumenta il numero di donne che, facendosi forza l’un l’altra, hanno deciso di raccontare e denunciare le molestie subite durante la notte di Capodanno. Ad oggi, secondo quanto risulta agli investigatori, le ragazze violentate sarebbero almeno otto, tre delle quali hanno già presentato formale denuncia.

Ma il cerchio potrebbe presto allargarsi anche grazie alle minuziose analisi sulle telecamere di sorveglianza posizionate in piazza Duomo. Le immagini registrate sembrano perfettamente in linea con i racconti forniti dalle giovani fino ad ora e andrebbero a delineare un quadro conforme a quello raccontato qui su Libero fin dal giorno dopo le aggressioni: non si sarebbe trattato di violenze sconnesse, ma agguati che si inseriscono in un piano ben delineato, quello dalla “Taharrush gamea”. Il significato del termine arabo non lascia dubbi: la notte di San Silvestro è stata organizzata una vera e propria caccia in cui decine di stranieri hanno individuato, circondato e fatto violenza sulle povere vittime. Nelle registrazioni di sorveglianza è già stato individuato il momento dell’aggressione al gruppo di ragazzi belgi (quattro donne e due uomini) denunciato alle autorità di Liegi dalla studentessa Laura Barbier, la prima a farsi avanti.

 

Le forze dell’ordine hanno individuato il momento in cui un nutrito gruppo di uomini- probabilmente di origine nordafricana - ha cominciato a muoversi controcorrente per circondare le ragazze. Da lì alcuni concitati momenti in cui Laura e le sue amiche hanno cercato di sottrarsi al branco di aggressori. Dopo il racconto della Barbier si sono fatte avanti altre due donne che hanno presentato formale denuncia. Si tratta di una giovane emiliana, arrivata a Milano per festeggiare l’avvento del 2025 con il fidanzato, e un avvocato sulla cinquantina che ha descritto quella notte come «un incubo» in cui una quarantina di uomini l’hanno «bloccata e risucchiata». I fatti, così come quelli esposti dal gruppo di ragazzi belgi, si sarebbero svolti all’ingresso della Galleria Vittorio Emanuele, territorio di caccia scelto dal branco islamista.

Al vaglio degli inquirenti ci sarebbero anche le testimonianze di una ragazza sudamericana che in piazza Duomo si presentò in lacrime dagli agenti e di una turista inglese. Proprio quest’ultima, la Procura punterebbe a raccoglierne a breve, attraverso i canali di collaborazione internazionale, la testimonianza. Come spiegato dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi però, «allo stato risultano essere state formalizzate tre denunce da parte di una ragazza di cittadinanza belga e di due donne italiane». Il titolare del Viminale, intervenuto durante il question time alla Camera, ha spiegato che «l’Autorità giudiziaria sta accertando il quadro delle responsabilità, facendo piena luce su quanto accaduto anche al fine di verificare, come sembra, se si sia trattata di una pratica organizzata ascrivibile al cosiddetto “Taharrush Gamea”».

Una conferma, quella del ministro sull’agghiacciante pratica araba, che evidenzia ancora di più il fallimento del sindaco Sala e delle sue politiche sull’integrazione. Per Piantedosi, «i fatti di Milano sono assolutamente inaccettabili e richiamano forte l’attenzione sul tema della violenza contro le donne e del rispetto dei diritti fondamentali e dei nostri valori costituzionali». Rispondendo alle domande dei deputati, il ministro dell’Interno ha comunque evidenziato come l’azione messa in campo dal Viminale per la notte di Capodanno a Milano abbia scongiurato esiti peggiori. Grazie all’istituzione delle zone rosse «sono stati impiegati in tutta la città 880 unità, assicurando attività di controllo e vigilanza in diverse zone cittadine. Sono state controllate complessivamente 2.745 persone e di queste 50 sono state allontanate proprio per effetto delle zone rosse, mentre il primo giorno dell'anno, 2252 sono stati i soggetti controllati, con 9 allontanamenti».

Le forze dell’ordine, come comunicato dal titolare del Viminale, sono ora al lavoro per identificare quanti si sono resi responsabili dei vari crimini quella notte senza essere fermati dalle autorità: «Il dispositivo così rafforzato ha sicuramente scongiurato più diffusi accadimenti di illegalità come quelli che bande giovanili tendono a porre in essere in tali occasioni». «Ciò nonostante - continua Piantedosi - si sono verificati alcuni episodi di esternazione di gravi frasi offensive nei confronti della Nazione e delle Forze di Polizia che non sono rimasti privi di conseguenze». Grazie ai controlli su foto e video diffusi sui social, «14 persone sono state denunciate all’Autorità giudiziaria per i reati di vilipendio della Repubblica, delle Istituzioni Costituzionali e delle Forze armate e alla Nazione Italiana». Nonostante Sala continui a minimizzare il problema della sicurezza a Milano, Piantedosi ha annunciato che sono state assegnate «alla Questura di Milano 748 nuove unità di personale della Polizia di Stato».