Antagonisti
Milano, la vergogna degli antagonisti: "Carabinieri nazisti"
Ennesimo sabato pomeriggio di passione per il centro ieri a Milano. E questa volta sono arrivati anche gli anarchici da Torino per dare manforte al centro sociale “Cantiere” e al Coordinamento Antirazzista Italiano per l’ennesima manifestazione in ricordo di Ramy Elgaml, il 19enne egiziano morto dopo essersi schiantato con lo scooter poco più di un mese fa. Il giovane non si era fermato all’alt dei carabinieri che lo avevano inseguito.
Dopo essersi trovati in piazza San Babila alle 17.30 i manifestanti hanno cominciato a marciare con notevole ritardo sulla tabella di marcia tanto che la testa del corteo è arrivata a Palestro solo alle 19. Dal camion che guidava i manifestanti, seguito a breve distanza da un grosso striscione giallo con sopra scritto «verità e giustizia per Ramy e Fares», ha quasi sempre parlato una ragazza accusando i carabinieri di avere commesso «un omicidio di Stato». La giovane ha anche parlato di «assassinio razziale» e di «classi dirigenti che attraverso la retorica della sicurezza cercano di imporre un controllo sempre più violento e omicida attraverso il loro braccio armato che sono le Forze dell’ordine». La ragazza ha poi parlato di «Stato di polizia» come dimostrato dal “decreto sicurezza” e dal silenzio nei confronti dello stermino del popolo di Gaza. Uno “Stato di polizia” che per i centri sociali minaccerebbe le vite dei cittadini e che quindi va assolutamente combattuto. Così come vanno avversate le “zone rosse”, che «discriminano e ghettizzano e non vogliamo vivere come imputati in un processo infinito, vogliamo vivere liberi».
A sorpresa poi alla manifestazione erano numerosissime le bandiere palestinesi a sventolare segno che dopo le 64 manifestazioni dal 7 ottobre 2023 i pro Pal hanno fatto fronte comune con chi manifesta per Ramy. Una volta attraversato corso di Porta Venezia e corso Buenos Aires, i manifestanti se la sono presa anche con le zone rosse e hanno spiegato che «Milano è di tutti».
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E una ragazza parlando alla folla ha parlato anche dei segni lasciati sui corpi delle donne dalle perquisizioni delle Forze dell’ordine. Udito anche questo slogan: «Mia nonna me l’ha insegnato, il primo stupratore è lo Stato». Quando il corteo ha raggiunto Corso Monforte è stato esposto uno striscione con scritto «Ramy ucciso dal razzismo di Stato». Subito dopo è stata versata a terra della vernice rossa a ricordare il sangue del giovane egiziano davanti alla prefettura di Milano.
È stata poi la volta di nuovi slogan contro le Forze dell’ordine, definite «naziskins». I ragazzi hanno anche urlato più volte «non basta il lutto, per Ramy pagherete tutto». All’arrivo in piazza Duca d’Aosta i manifestanti hanno tracciato il nome di Ramy con il fuoco sulla pavimentazione. Dopo essersi riuniti in cerchio alcuni giovani hanno esposto cartelli con i nomi «di persone vittime di omicidio razziale di questo Paese». È stata inoltre contestata l’istituzione delle “zone rosse”.