Manette
Milano sotto-choc, "fornivano droni e missili ai Pasdaran iraniani": chi hanno arrestato
Formale protesta è stata ieri espressa dall’Iran nei confronti di Italia e Stati Uniti per l’arresto simultaneo, settimana scorsa, di due presunte spie iraniane, accusate d’aver trasferito «tecnologie americane alla Guardia Rivoluzionaria iraniana dei pasdaran per l’uso di droni». Il governo di Teheran ha convocato «l’incaricato d’affari italiano e l’ambasciatore svizzero». Il ruolo della Svizzera si spiega col fatto che, dopo la rottura delle relazioni ufficiali con Washington, nel 1979, è per il tramite elvetico che avvengono rapporti diplomatici fra i due Paesi. Ma anche col fatto che uno dei due iraniani ha anche cittadinanza svizzera.
Dal 16 dicembre sono sotto arresto Mohammad Abedini, 38 anni, cittadino svizzero-iraniano fermato all’aeroporto di Malpensa, e Mahdi Mohammad Sadeghi, anch’egli con doppia cittadinanza, iraniana e americana, fermato nel Massachussets, dove risiede. Stando all’indagine avviata dall’FBI, che chiede l’estradizione di Abedini in America, i due sarebbero i pilastri di una rete di traffico di tecnologie usate nei droni dei pasdaran. Fondamentale la collaborazione dell’Italia con gli USA, segnale forse di una ulteriore intensificazione con l’imminente insediamento di Donald Trump.
Si sa come l’industria iraniana dei droni sia sviluppata, tanto che Teheran ha fornito alla Russia gli ordigni Shahed usati in massa in Ucraina, nonché prodotti su licenza in una fabbrica attiva dal 2023 nella regione russa del Tatarstan. Abedini e Sadeghi sono accusati di aver contribuito all’assemblaggio del drone che lo scorso 28 gennaio fu lanciato dalle milizie irachene sciite filoiraniane sulla base americana Tower 22 di Rukban, in Giordania, uccidendo 3 militari statunitensi e ferendone 47. Dai rottami s’è risaliti alla rete-ombra dei due iraniani. Il Dipartimento della Giustizia USA li accusa di «cospirazione per aver esportato componenti elettronici sofisticati dagli Stati Uniti all’Iran in violazione delle leggi USA sul controllo delle esportazioni e delle sanzioni internazionali».
Sadeghi, lavorando in un’azienda USA di semiconduttori, faceva avere ad Abedini componenti elettroniche con cui realizzare il sistema di guida e navigazione dei droni iraniani. Il trasferimento di tecnologia avveniva tramite una società ombra fondata in Svizzera da Abedini, la Illumove SA, copertura di un’altra azienda, localizzata in Iran, la SADRA o San’at Danesh Rahpooyan Aflak, che produce il sistema di navigazione Sepehr. L’FBI ha stimato che, solo fra il 2021 e il 2022, il 99% delle vendite della SADRA ha riguardato apparati Sepehr montati sui droni dei pasdaran e delle milizie da essi sostenute. Società ombra e spie arabe non sono una novità.
L’Iraq di Saddam Hussein animava fra il 1987 e il 1990 la rete guidata da Safa Al Habobi che setacciava l’Europa a caccia di tecnologia sofisticata e commissionava pezzi del “supercannone” Babylon.
Della rete facevano parte anche i fratelli Kassim e Abdul Abbas, attivi fra Monza e Lissone, che tentarono di mettere le mani sulla famosa azienda monzese Singer di macchine da cucire per riconvertirla. Ma i piani di Saddam vennero stoppati entro il 1991 dalla collaborazione tra vari servizi segreti, come il nostro SISMI e l’inglese MI6. Anche oggi, come allora, l’alleanza delle intelligence occidentali resta garanzia di sicurezza.