Dopo le rivolte

Corvetto, i quartieri-ghetto imbarazzano la sinistra: show giustificazionista e tanto razzismo al contrario

No, allora non ci siamo capiti. O forse invece ci siamo capiti benissimo. Nel senso che l’appiccicosa ragnatela di imbarazzi, divagazioni sociologiche e giustificazionismi assortiti che sta avvolgendo i fatti di Milano rende perfettamente l’idea dell’ambiguità profonda in cui si dibatte la sinistra politica e mediatica. Esattamente come non hanno capito la solenne incazzatura dei ceti medi americani che, infuriati e spaventati per l’immigrazione fuori controllo, hanno mandato a stendere sia Kamala Harris che il circoletto di luccicanti vipponi e star hoolywoodiane che la sostenevano, allo stesso modo – qui da noi – politici e intellettuali progressisti parlano d’altro, buttano la palla in tribuna, e anzi pretenderebbero di rieducare e catechizzare chiunque osi alzare il dito per dire che abbiamo un problema. Se possibile, infatti, gli argomenti usati per minimizzare-contestualizzare-attenuare la portata della rivolta degli immigrati al Corvetto sono ancora peggiori della rivolta stessa. Si dice a sinistra: c’è una situazione di marginalità, di ingiustizia sociale, di frustrazione, che determina risposte anche violente, ragion per cui dobbiamo ascoltare, dobbiamo comprendere, bla bla bla. (...)

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