Sindaco

Beppe Sala si presenta in aula a Milano? Finisce male: come lo contestano

Andrea Fatibene

Nell’Aula consiliare di Palazzo Marino tira aria di sfiducia, sia da destra che da sinistra. Ma l’aria peggiore arriva soprattutto dagli ultimi banchi, quelli dove siedono i cittadini. Il nodo è lo stadio, tema attorno al quale il sindaco è stato elusivo fino a ieri quando, costretto dalle circostanze, ha parlato al Consiglio e ha aggiornato la seduta con colpevole ritardo. Un ritardo che l’Aula e i cittadini gli hanno rinfacciato.

Ricapitolando l’ultimo capitolo dell’intricata faccenda, settimana scorsa Inter e Milan hanno manifestato l’interesse per l’acquisto dello stadio e delle aree circostanti.
Sala ha quindi richiesto all’Agenzia delle Entrate una valutazione dello stadio e dell’area, documento arrivato da diversi giorni e che, nonostante richiesta esplicita dei consiglieri, non era ancora stato condiviso con l’Aula. L’Agenzia delle Entrate valuta il tutto 197 milioni di euro, 73 milioni per lo stadio di San Siro e 124 per il resto dell’area. La proposta d’acquisto dovrebbe essere presentata dai club entro il primo trimestre del 2025 - con allegato un piano di fattibilità aggiornato e la relazione tecnica - e l’atto andrebbe stipulato entro giugno dello stesso anno.

 

Le società, se si percorresse questa via, costruirebbero un nuovo stadio al fianco del già presente, il quale verrebbe rifunzionalizzato solo nelle parti che non verranno demolite perché sottoposte al vincolo della Sovrintendenza. «Questa nuova prospettiva di vendita dello stadio e dell’area deve essere vista come un’opportunità per redistribuire risorse sulla città e portare miglioramenti alla vita dei cittadini milanesi. Su questo voglio confrontarmi con voi tutti, oggi e nei mesi che verranno, per ragionare insieme su quale possa essere la destinazione migliore e di maggior impatto di questi fondi», spiega, quasi come se volesse giustificarsi, il sindaco. Fondi, che suggerisce siano «rivolti allo sviluppo del quartiere, anche come parziale compensazione dei disagi che può comportare una trasformazione del genere, e alle fasce di popolazione più in difficoltà, in nome di quello spirito ambrosiano che deve saper coniugare impresa e solidarietà sociale».

 

 

Dettaglio non così marginale è quello dello spazio per la costruzione del nuovo stadio, il quale, secondo le disponibilità correnti, finirebbe a poche decine di metri da alcune case storiche del quartiere. Poi conclude: «Mi spingo oltre, auspicando che una proposta di destinazione di questi fondi nasca direttamente dal Consiglio comunale». Una captatio benevolentiae che non ha sortito chissà quali effetti. Se già si rumoreggiava durante l’intervento, appena Sala si allontana dal microfono, in Aula si è scatena la bolgia: fischi assordanti e cartellini rossi alzati dal pubblico, mentre manifesti e slogan vengono lanciati a indirizzo specifico della giunta.

«Il Meazza è un bene pubblico, non è roba tua», «Non vogliamo un altro stadio, ristrutturare il Meazza di può». E ancora: «Salviamo Milano, ristrutturiamo la giunta». Tra i manifestanti presenti, comitati civici, ambientalisti e di quartiere. Con fatica i ghisa presenti cercano di calmare le acque e alcuni spettatori vengono allontanati dall’aula. Non manca il risentimento da parte di Sala davanti a questa scena, il quale si limita a tacciare la folla come «faziosa» e passa oltre. Peccato che l’intero emiciclo gli rassegni un trattamento simile anche durante il tempo dedicato alle varie fazioni politiche.

 

 

«A causa della schizofrenia della sinistra sul tema stadio abbiamo perso dieci anni di lavoro per la città di Milano, per i tifosi e per gli abitanti di San Siro. Non possiamo perdere ancora una volta l’occasione di riqualificare il quartiere, partendo da housing sociale, case popolari e realizzando la tanto attesa cittadella dello sport», interviene propositivamente Samuele Piscina dai banchi della Lega, che continua: «In questi dieci anni, tra Sala e Pisapia, la sinistra è riuscita di fatto a far perdere tempo inutilmente all’intera città. Come Lega, sin da subito ci siamo prodigati affinché le squadre, patrimonio calcistico ed economico per la città, rimanessero a Milano con uno stadio moderno e adeguato. Fa piacere che almeno una parte della sinistra ( a partire da Beatrice Uguccioni, capogruppo dei dem, ndr) ci stia dando ragione, seppur con una spaccatura evidente nella maggioranza. La cosa fondamentale è ora portare risorse e benefici alla città e al quartiere, tra cui la costruzione della cittadella dello sport che tanto manca alla nostra città. La città di Milano ha già fatto sufficienti figuracce in ambito internazionale per meritarsene altre!».

Anche i Verdi si dimostrano scettici, con Carlo Monguzzi che accusa il sindaco di «spaccare la maggioranza andando incontro a fondi speculativi che guadagnano sulle spalle dei milanesi». Altrettanto fa il dem, Alessandro Giungi. «Da parte del sindaco è mancata la posizione politica per cui avremmo potuto dare noi indirizzo a Milan e Inter che ancora oggi parlano della possibilità di Rozzano e San Donato, prendendo in giro la città con il loro gioco su più tavoli».