Rete milanese

Attilio Fontana nella rete degli spioni: un gioco sporco, cosa cercavano sul suo conto

Andrea Valle

C’è anche il governatore della Lombardia Attilio Fontana tra gli spiati nell’ambito dell’inchiesta milanese sulla rete di cyber-spie. In questi giorni la Dda di Milano e la Dna stanno raccogliendo le prime ammissioni ed una serie di elementi sulla presunta attività criminale che avrebbe avuto come base gli uffici della Equalize, la società di investigazione di Enrico Pazzali, presidente di Fondazione Fiera autosospeso in quanto indagato, e amministrata dall’ex super poliziotto Carmine Gallo, agli arresti domiciliari dallo scorso 25 ottobre. I pm Francesco De Tommasi, titolare del fascicolo assieme al collega Antonio Ardituro, e i carabinieri del Nucleo investigativo di Varese hanno interrogato Samuele Abbadessa, uno dei «tecnici» del gruppo, e Massimiliano Camponovo, pure lui ai domiciliari che, cinque giorni fa, davanti al gip Fabrizio Filice, aveva parlato di «una mano oscura che muove questo sistema».

Intanto in una richiesta di proroga intercettazioni del 27 marzo 2023 agli atti dell’inchiesta spuntano anche ricerche nella piattaforma Beyond - l’aggregatore di dati usato da Equalize - nei confronti del presidente della Lombardia Attilio Fontana. Oltre al governatore leghista, sarebbero stati estrapolati dati anche sull’ex assessore lombardo Stefano Bolognini e sull’ex candidata per la Regione Letizia Moratti (ora in Forza Italia). L’hacker Calamucci parla della «estrapolazione di un elenco di P.E.P.», ossia «persone esposte politicamente», e dice: «Nomine e competenze, open office... Fontana Attilio ... va beh ma questi dovrebbe acchiapparli no?». E Coffetti, uno degli esperti informatici, indagato: «I maggiori li acchiappa, secondo me!». Calamucci: «Sottosegretari!». Coffetti: «Samu ce n’è lì uno, un altro assessore, che proviamo? (...) dammi un nome che scarico il codice fiscale e proviamo!».

 

 

Calamucci: «Stefano Bruno Galli». Anche lui ex assessore lombardo. Poi su Moratti, Calamucci spiega: «Letizia Brichetto Arnaboldi, mettila proprio così senza la data». Coffetti: «Non ce l’ho». E l’hacker: «Amministratori locali in carica niente, adesso ci facciamo un ragionamento». Sempre mentre usano Beyond, che mette assieme dati «aperti» e «riservati», per cercare di implementarlo e «ottenere report che abbiano una “forza commerciale”», riassumono gli inquirenti, e che «non espongano a ripercussioni legali e giudiziarie», le presunte cyber-spie spiegano anche di aver «cercato un Bolognini Stefano». E Samuele Abbadessa, indagato, dice: «Non me lo trova». Sempre discutendo della piattaforma, Giulio Cornelli, ai domiciliari come Calamucci e Gallo, fa riferimento «all’elenco di tutti i magistrati italiani - si legge negli atti - che hanno a disposizione e con il quale hanno alimentato il database». Dice: «Tutti i magistrati, i gup così non ce l’abbiamo in Excel, vero?».

Carte e interrogatori. Tutti coloro che, risulta dagli atti,, avrebbero chiesto attività illecite, come inserire un “trojan” nei telefoni o nei pc, sono tra le oltre 60 persone iscritte nel registro degli indagati. Camponovo, amministratore unico della Mercury advisor, una delle società che lavorava in tandem con Equalize, ha reso un lunghissimo interrogatorio. Nel faccia a faccia con il pm avrebbe chiarito il suo ruolo, peraltro descritto nelle carte dell'inchiesta, di tecnico addetto alla esfiltrazione e gestione delle informazioni Sdi e al loro inserimento, di norma “mimetizzato”, nei report che anche lui redigeva e che contribuiva a realizzare.