Miserie

Milano, ciclista travolto e ucciso? Gli sciacalli del Pd danno la colpa a Salvini

Massimo Sanvito

Una portiera che si apre all’improvviso e lo travolge mentre pedala in sella alla sua bici in via Soperga. La corsa in ospedale in codice rosso. Undici giorni di coma. La morte. Francesco Caputo, 35enne salentino di Tricase, ha perso la vita per una tragica fatalità. Eppure per il Partito Democratico è colpa della riforma del Codice della Strada targata Matteo Salvini, che non solo non è ancora entrata in vigore ma nulla c’entra con questo specifico, e terribile, caso.

E così, se stasera l’associazione “Basta morti in strada” organizzerà un presidio proprio nel punto dello schianto, in zona stazione Centrale, il Pd - su input del segretario regionale Silvia Roggiani e del consigliere regionale Paolo Romano - si daranno appuntamento domenica all’UpCycle Milano, in via Ampere, «per parlare di come riformare il Codice della Strada, di come cambiare la mobilità delle nostre città per renderle più sicure per tutti, ma soprattutto per pedoni, ciclisti e utenti deboli». L’obiettivo della sinistra è quello di «scrivere insieme una contro-proposta alla folle riforma di Salvini».

 

 

Perché? «Le persone morte in strada in Italia sono tantissime, troppe, e c’è ancora molto da fare a livello nazionale e locale, soprattutto di fronte ad un governo che, con la riforma Salvini, di fatto rende più pericolose le nostre strade». Lo sproloquio prosegue. «Bisogna però partire da un dato certo: Francesco Caputo non è stato ucciso da una portiera, così come altre vittime non sono state uccise da un’auto. Sono state uccise da persone, che hanno tenuto comportamenti scorretti. Se non partiamo da qui non ci sarà mai un vero cambiamento culturale», arringa la coppia Roggiani-Romano.

Si dimenticano, i progressisti, che a causa delle follie finto-green della giunta Sala in un’arteria principale come corso Buenos Aires, dove la ciclabile emblema dell’insicurezza ha prodotto solo guai, da inizio anno a oggi si sono registrati ben 59 incidenti. Non solo. La scriteriatà mobilità sinistra, tra piste non protette, carreggiate ristrette e attraversamenti a dir poco creativi (corso Monforte l’apice), ha prodotto in città 7.812 incidenti, con 47 morti e 9.709 feriti in tutto il 2023. Un anno prima (nel 2022), invece, si contavano meno sinistri (7.783) e meno morti (44) ma più feriti (9.865). Allargando lo sguardo a tutta la Città Metropolitana di Milano e alle biciclette, in seguito a 1.636 incidenti (nel 2023) sono deceduti undici ciclisti e 1.531 sono rimasti feriti. Capitolo monopattini: 753 sinistri, con un morto e 732 feriti. E i pedoni? Ventisei morti e 1.816 feriti.

A volerla dire tutta, poi, è freschissima l’indagine a carico dell’assessore Marco Granelli (oggi alla Sicurezza ma ai tempi alla Mobilità) e di due dipendenti comunali perla ciclabile di via Francesco Sforza, «mal progettata» e «non a norma», dove il 20 aprile del 2023 la 39enne Maria Cristina Scozia, in sella alla sua bici, è stata travolta e uccisa da una betoniera. La controversa pista, autorizzata in via sperimentale per un anno dal Ministero dei Trasporti, era stata istituita da un’ordinanza comunale. Secondo i magistrati, che contestano ai tre il concorso in omicidio colposo, la segnaletica disposta dal Comune all’incrocio avrebbe causato «confusione negli utenti della strada», con contraddizioni tra cartelli e strisce per terra, incrementando il «pericolo di collisioni».

L’attacco del Pd al ministro Salvini, dunque, si rivela quanto mai fuori luogo. E così la Lega apre il fuoco. «Speculare politicamente su una tragica fatalità come quella che ha portato alla morte del povero Francesco è a dir poco squallido. Solo il Pd poteva arrivare a tanto. La caccia alle streghe di Pd e compagni contro gli automobilisti, sfruttando un singolo episodio di cronaca per quanto tragico, è scandaloso. Si vergognino», dice Silvia Sardone, europarlamentare e consigliere comunale del Carroccio. Per Samuele Piscina, collega a Palazzo Marino nonché segretario provinciale del partito, questa «è l’ultima folle sparata da sciacalli del Partito Democratico».

E poi la stoccata: «Rivolgo a nome mio e della Lega le condoglianze alla famiglia di Francesco per la tragedia avvenuta e chiediamo al Pd di scusarsi con il ministro Salvini e con la famiglia stessa della vittima per questa folle strumentalizzazione irrispettosa soprattutto per chi ha perso un proprio caro». Alessandro Verri, capogruppo leghista in Consiglio comunale, attacca: «Che il sindaco Sala abbia arrecato danni inenarrabili alla città di Milano, soprattutto in materia di viabilità, è cosa incontrovertibile e sotto gli occhi di tutti. Ma le acrobazie che alcuni esponenti del Pd stanno esibendo dopo la morte del povero ciclista hanno dell’inverosimile».