Come le favelas

San Siro islamica ad agosto: droga e abusivi, le foto del degrado totale

Alessandro Aspesi

Entrare in piazza Selinunte in queste giornate di agosto è come visitare il set cinematografico di un film ambientato in una delle peggiori favelas brasiliane. Una terra di nessuno dove il degrado si somma a una microcriminalità fatta di spaccio, occupazioni abusive, mercatini improvvisati nelle strade e scarichi illeciti di rifiuti. Non sembra neppure Milano. Lontana anni luce dalla zona residenziale del quartiere che si snoda attorno allo stadio con i suoi viali tranquilli e le sue ville lussuose. O dalla scintillante City Life, con i suoi grattacieli e la sua movida elegante.

Il primo problema è trovare qualcuno che conosca l’italiano. Chi parla arabo, chi abbozza un inglese sgrammaticato, non è un caso che qui vicino ci sia la scuola elementare Paravia con la quasi totalità di alunni stranieri. Un uomo indica sconsolato una montagna di spazzatura proprio davanti all’ingresso di casa sua in viale Aretusa, una delle vie che si diramano da piazza Selinunte, e racconta di come queste cataste maleodoranti di rifiuti spesso diventino meta di pellegrinaggio per clochard e gente del quartiere che cerca di recuperare tutto ciò che può essere riutilizzato. «Sono dei piccoli minimarket» ironizza una passante sorridendo da sotto il suo velo islamico «puoi trovarci di tutto». E ha ragione. Materassi, sedie, divani, poltrone e perfino mobili interi. Basta cercare e ci si può arredare anche la casa come conferma un ragazzo peruviano.

 

 

«Ho cominciato a raccogliere un pezzo alla volta» spiega con una punta d’orgoglio il ventenne che racconta come adesso il suo appartamento sia perfettamente ammobiliato. Ma c’è anche chi tra la spazzatura cerca di rifarsi il guardaroba. Magliette, biancheria, pigiami. Tutto viene riciclato da chi ne ha bisogno come in una discarica a cielo aperto. Amsa passa regolarmente, anzi è costretta a fare un servizio straordinario. Ma per quanti passaggi facciano i suoi operatori, la situazione non cambia. Tornano i rifiuti e si accumulano uno sull’altro. E la maggior parte delle volte si tratta di rifiuti ingombranti il cui ritiro gratuito è un altro servizio messo a disposizione da Amsa. Anche gli automobilisti devono però fare i conti con il pattume.

 

 

Un residente racconta di avere lasciato la macchina posteggiata solo per pochi giorni e di avere dovuto spostare personalmente l’immondizia che si era raccolta a fianco della sua vettura per riuscire ad aprire la portiera. «Un’indecenza» spiega il signore stizzito «ormai qui la parola decoro è scomparsa dal vocabolario, la gente arriva e deposita il suo sacchetto a qualunque ora del giorno e della notte».

 

 

Il problema che più preoccupa però è lo spaccio, un via vai di pusher che rende i residenti sempre più inquieti e fa abortire qualunque tentativo di riqualificazione. Sembra infatti che, nonostante un presidio permanente di polizia e carabinieri, giovanissimi spacciatori su monopattini si spostino velocemente nella piazza per riuscire a sfuggire alle forze dell’ordine. Tutti poco più che adolescenti e di origine nordafricana questi baby pusher si muovono svelti tra i viali e nel piazzale dove i bambini delle famiglie islamiche giocano a pallone la sera.

Si possono riconoscere per l’abilità con la quale si muovono e dall’uso del cellulare con il quale evidentemente prendono gli ordini per consegnare hashish e cocaina a domicilio. Alcuni di loro procurano la merce, altri fanno semplicemente da vedetta e nonostante la giovane età hanno un’organizzazione capillare e il controllo assoluto della zona. E questo nonostante i successi della polizia di stato che già nel febbraio scorso aveva sgominato ben 2 bande che si dividevano lo spaccio intorno alla piazza. Sempre in viale Aretusa in questi giorni d’estate si consuma però un altro scandalo. In una dozzina di roulotte posteggiate sul marciapiede vivono alcune famiglie di zingari. Si lamentano perla sistemazione. E raccontano di soffrire moltissimo il caldo in quelle piccole scatole di latta bruciate dal sole a picco che hanno per casa. Sanno come funzionano le cose all’interno dei caseggiati popolari. Il giro delle occupazioni, il via vai notturno che popola le scale dei grandi casermoni. E reclamano alloggi.

«Molti appartamenti delle case popolari sono vuoti. Perché il comune non ce ne assegna uno?» spiega uno di loro seduto sul selciato assieme alla sua bambina. Mentre parla l’uomo guarda con la coda dell’occhio un gruppo di donne anziane della sua stessa etnia che poco distante ha allestito su pochi metri quadrati di asfalto rovente un mercatino di fortuna per vendere bigiotteria e piccoli utensili. Poca cosa rispetto a quelli che i residenti denunciano come i veri mercati abusivi della zona. Ogni lunedì infatti romeni e nordafricani occupano una parte di via Mar Jonio con alcune bancarelle per vendere la loro merce. Lo testimonia anche un gruppo di ragazzini egiziani intenti a farsi uno spinello mentre stanno sdraiati su un divano abbandonato in mezzo alla strada.

 

 

«Ci si trova di tutto» spiegano «e i prezzi sono bassissimi». «La polizia municipale controlla ma il fenomeno persiste» denuncia a sua volta un anziano raccontando di come anche il piccolo parco giochi destinato ai bambini venga invaso dagli abusivi. Ma è un mondo aparte questo quartiere? domandiamo. «Forse. O forse è solo la politica che si è dimenticata di noi, lasciandoci completamente abbandonati a noi stessi. Ma stia tranquillo. Se le cose continuano così ancora pochi anni e questa non potrà più chiamarsi Milano.