Sinistra balcanizzata
Beppe Sala, a sinistra tutti contro tutti per la successione: i nomi in ballo
«A Milano (le primarie, ndr) sono la soluzione», parola di Pierfrancesco Majorino. Con una frase, il capogruppo del Pd in Regione Lombardia ha riacceso la guerriglia interna alla sinistra milanese. Tutto ruota attorno al nome di Beppe Sala, anzi, alla poltrona di Beppe Sala. Con il sindaco che non potrà candidarsi per un terzo mandato e i dem che da tempo la fanno da padroni nel capoluogo lombardo, l’idea di correre come candidato del centrosinistra stuzzica la fantasia di molti. In più, non è un mistero che il rapporto fra Sala e il Pd si sia incrinato, tanto che per sostituire l’assessore Pierfrancesco Maran - eletto al Parlamento Ue - il sindaco ha scelto una figura tecnica come Guido Bardelli, piuttosto che un nome riconducibile al partito di Elly Schlein.
In questo clima non certo idilliaco, il totonomi è già partito e l’intezione sembra chiara: estromettere Sala da ogni decisione. Del resto, la linea l’aveva già indicata il segretario metropolitano del Pd, Alessandro Capelli, quando aveva parlato di necessità di «chiudere un ciclo». Non uno grido nel deserto, ma il preludio alla discussione che si sta facendo sempre più serrata in questi giorni. A riaprire il capitolo della successione a Sala, con un’intervista a Repubblica, è stato Pierfrancesco Majorino.
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Non un nome casuale, dato che il suo è fra i più gettonati per la corsa a Palazzo Marino nel 2027. E, negli ambienti meneghini, è risaputo che fare il sindaco è il suo sogno proibito. Assessore al Welfare con Pisapia, già tentò la corsa nel 2016 quando fu battuto da Sala nelle primarie. Fra i due l’amore non è mai sbocciato tanto che, dopo tre anni in giunta come assessore alle Politiche Sociali, decise di migrare a Bruxelles candidandosi alle europee. Poi però, con il sindaco sempre più in rotta con la sua maggioranza, ecco il ritorno nei radar della città grazie alla candidatura alle Regionali lombarde del 2023.
Sarà un caso, ma il percorso che portò alla sua indicazione come sfidante di Attilio Fontana pare ora riproporsi con sospetta precisione. Dopo anni a martellare contro la giunta di centrodestra, a ottobre 2022 Majorino lanciò la proposta delle primarie proprio dalle pagine di Repubblica: «Ho detto da sempre che le primarie sono un'ottima occasione. Direi la migliore» disse allora. Risultato? Nel giro di due settimane venne defenestrato il povero Maran - che si era candidato, per davvero, alle primarie - e venne imposto dalle segreterie il nome di Majorino come candidato unico. Ora, sempre sfruttando la foglia di fico delle primarie, il dem ha definito la chiusura del ciclo di Sala un percorso «sano, inevitabile e anche molto utile».
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Una fuga in avanti che ha mandato su tutte le furie Sala, sentitosi esautorato del suo potere. Lui, deus ex machina di Milano, messo da parte. E così, l’ex numero uno di Expo, ha provato a rispondere con la stessa moneta: «Nel centrosinistra c’è altro oltre al Pd». Se non è una dichiarazione di guerra, poco ci manca. Una frase secca, ma sufficiente a rispedire indietro l’offensiva dei democratici. L’attuale sindaco è intenzionato a lottare con le unghie e con i denti per riuscire a imporre alla coalizione un nome a lui gradito, che possa continuare il lavoro dei suoi 10 anni di amministrazione.
I profili da contrapporre all’opa del Pd non mancano, dall’assessore al Bilancio Emmanuel Conte, fino all’ex rettore del Politecnico - corteggiato anche dal centrodestra - Ferruccio Resta. Ma, questa volta, i dem non hanno intenzione di stare a guardare, giocando il ruolo di portavoti per l’ennesimo Papa straniero. L’obiettivo di Elly Schlein è portare alla guida del Comune un sindaco organico al partito, vicino alla segreteria, possibilmente più a sinistra dell’attuale inquilino di Palazzo Marino. Insomma, l’identikit è quello di Majorino.
Mentre la sinistra, tronfia e già sicura della vittoria, è alle prese con le sue lotte intestine, dal centrodestra il capogruppo di Forza Italia Luca Bernardo va all’attacco: «Ma Majorino è un candidato per tutte le istituzioni? Questa sinistra che ha distrutto Milano è a corto di idee e di uomini». Da Fratelli d’Italia lo scontro interno alla maggioranza viene letto come un’opportunità: «Se davvero Majorino sarà il candidato sindaco per il centrodestra si apre una grossa opportunità. Dovremmo competere con un rappresentante della sinistra radicale e i margini per poter eleggere il prossimo sindaco di Milano crescerebbero. Sta alla nostra coalizione lavorare per un progetto politico serio, prima ancora di individurare un nostro rappresentante» dice il coordinatore cittadino Simone Orlandi.