Nessuno in regola

Pd, Cecilia Strada cerca voti nel campo rom

Massimo Sanvito

Lì, dove su 47 famiglie (275 persone in totale) non ce n’è mezza in regola coi pagamenti e il buco per le casse del Comune ammonta a oltre 700mila euro. Lì, dove i furgoni carichi di attrezzi da lavoro vengono geolocalizzati dopo i furti senza che le forze dell’ordine provino a metterci piede. Lì, dove tra il 2020 e il 2022 due distinte bande hanno fatto affari d’oro: una assaltando e derubando i corrieri della merce ordinata, l’altra facendo sparire ruspe e camion dai cantieri di mezza Lombardia travestiti da operai.

Proprio a quell’indirizzo- via della Chiesa Rossa 351, ovvero il Villaggio delle Rose, ovvero il campo rom più pericoloso di Milano - farà capolino la capolista del Pd alle prossime Europee nella circoscrizione nord-ovest: Cecilia Strada. E non per chiedere ai nomadi di pagare al Comune di Milano le utenze dovute per ogni piazzola (34.805 euro di mancati saldi nel 2021, 59.023 l’anno successivo e 57.257 euro nel 2023, per un totale di 151.085 euro solo considerando gli ultimi tre anni) ma per ascoltare il “Manifesto transnazionale della comunità romanì per l’Europa” e partecipare a una tribuna elettorale che vedrà anche la presenza di Jessica Todaro (capolista di Alleanza Verdi e Sinistrs) e Dijana Pavlovic in veste di moderatrice.

 

 

«RISORSE ECONOMICHE»
A tenere le fila sono l’associazione Roma for Democracy e il Movimento Kethane Rom e Sinti per l’Italia, che hanno lanciato una serie di incontri all’interno dei campi coi candidati all’Europarlamento. «È la prima volta che succede una cosa del genere», ha spiegato Dijana Pavlovic, portavoce del Movimento Kethane. «Siamo sei milioni in tutta l’Unione Europea, di cui due milioni bambini. In pratica, un piccolo Paese come la Danimarca. L’Europa non può permettersi di escludere un numero così significativo di persone. La nostra richiesta all’Europa è considerarci un investimento e una risorsa economica e sociale».

Tra i temi principali del manifesto rom, già affrontati nel campo di via dei Gordiani a Roma con Christian Raimo (Alleanza Verdi e Sinistra) e Vauro Senesi (Pace, terra e dignità), il lavoro. Con «particolare preoccupazione per l’occupazione dei giovani e la discriminazione subita nell’accesso al mercato del lavoro», si legge sui canali del Movimento Kethane. Stando agli ultimi dati disponibili, infatti, il 56 per cento dei giovani nomadi di tutta Europa tra i 16 e i 24 anni né studia né lavora. Percentuale che scende al 28 per cento se si parla di donne con un lavoro più o meno stabile.

“ALLARME FASCISMO”
L’imperativo di Roma for democracy è quello di «investire nei rom in vari settori come il lavoro, la cultura, gli affari e l’impegno politico per il progresso e la prosperità dell’Unione Europea». La domanda autoreferenziale è: «Perché l’Ue ha bisogno del potenziale rom?». Risposta: «I cittadini rom hanno la possibilità di plasmare il destino dell’Europa». L’orientamento è chiarissimo: allarme razzismo e fascismo! Dicono quelli di Kethane: «Investire nella difesa della cultura per promuovere i valori europei è cruciale per l’Ue. La Commissione Europea deve adattare le sue priorità e strategie culturali, specialmente per proteggere coloro colpiti dalla guerra culturale di estrema destra. Per il popolo Romanì, il riconoscimento del loro contributo artistico può favorire coesione e unità contro la polarizzazione estremista».

L’appuntamento milanese è per oggi pomeriggio tra le villette dell’insediamento regolare di Chiesa Rossa, dove (così come negli altri campi della città) per effetto di una delibera dell’allora sindaco Giuliano Pisapia - era il 2015 - a seconda delle differenti condizioni economiche i nuclei famigliari dovrebbero pagare tra i 912,50 e 1.460 euro all’anno d’affitto per le proprie piazzole. Dovrebbero, appunto. Cifre irrisorie. Eppure nessuno paga tutto il dovuto... Ma a dieci giorni dal voto certi problemi magicamente spariscono.

 

MILANO ROM FRIENDLY
A Milano, del resto, il Pd non ha mai fatto mistero di tenere in gran considerazione nomadi e sinti. La prima delibera del Sala bis, non a caso, riguardò lo stanziamento di quasi tre milioni di euro per l’integrazione e la lotta all’anti-ziganismo. Poi fu la volta del manager ad hoc per aiutare rom e sinti a trovare a casa.

E infine, un mese fa, la richiesta di Palazzo Marino al governo per ottenere 2,5 milioni per il prossimo triennio da destinare all’integrazione dei giovani rom tra i tre e i 18 anni. Laboratori, gite e uscite didattiche per le classi progetto, ovvero quelle con la presenza di alunni nomadi perché «una scuola inclusiva è una scuola accogliente e migliore per tutti».
Basterà?