Pro-Palestina

Bicocca, lo sciopero della fame salta dopo 4 giorni

Andrea Fatibene

Inizia oggi il quinto giorno di sciopero della fame per gli studenti della Bicocca che campeggiano di fronte al rettorato universitario, mentre ieri è stato necessario l’intervento delle ambulanze e degli operatori sanitari a causa dell’evidente peggioramento della condizione di salute degli studenti che digiunano per chiedere un incontro pubblico con la rettrice dell’ateneo, Giovanna Iannantuoni, nonché presidente della Crui. E questo, forse, è linizio della fine: digiunare stanca assai...

In fondo è solo uno dei tanti gesti estremi che in quest’ultimo mese di “intifada studentesca” si sono susseguiti per tutto lo stivale, compreso il capoluogo meneghino. E gli antagonisti di Cambiare Rotta delirano sui social: «I fatti di stamattina (ieri, ndr) rappresentano al meglio il vero volto dell’istituzione universitaria: dietro una retorica che dipinge le università come luoghi di dialogo, confronto e democrazia e che racconta gli studenti da mesi in mobilitazione come una minoranza di violenti, l’università, terreno strategico per le classi dirigenti, specialmente in un contesto segnato da una tendenza generalizzata al conflitto, è del tutto sorda rispetto alle rivendicazioni studentesche. Di chi è la violenza? Di studenti in sciopero della fame per chiedere un incontro o dell’università che nega il dialogo?».

Secondo loro, le università sarebbero «perfettamente allineate con le scelte del governo» e si dimostrerebbero «complici della guerra e antidemocratiche». Una rabbia allucinata che culminerà, secondo le minacciose promesse dei centri sociali, in una manifestazione nazionale contro il governo Meloni il primo di giugno a Roma e nell’assemblea nazionale del 2 e 3 giugno presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.

 

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E mentre in Bicocca prosegue lo sciopero della fame, in Statale i campeggiatori propal festeggiano una piccola conquista. «Domani si terrà il Senato accademico straordinario convocato dal rettore Franzini a seguito della nostra richiesta avanzata durante l’incontro della settimana scorsa». In questa sede, il Senato accademico voterà se rescindere o meno l’accordo con l’università Reichman.

«Da due settimane stiamo portando avanti un percorso di decolonizzazione del sapere accademico, mettendo al centro la richiesta di tagliare gli accordi con le istituzioni complici del genocidio del popolo palestinese». E poi la chiusura, al limite del comico, dove si invita a presidiare il «chiostro liberato ‘Refaat Alareer’ alle ore 14, in solidarietà all’acampada in contemporanea al senato accademico».

Nel frattempo, continuano i sabati palestinesi – 32esimo corteo dall’inizio della guerra – con il solito appuntamento in piazzale Loreto, dove gli attivisti hanno boicottato simbolicamente un ristorante della catena McDonald’s all’inizio di corso Buenos Aires. «Israele assassini, giù le mani dai bambini», l’urlo di molti presenti. Tra le fila del corteo anche molti giovani delle acampade universitarie. Dal furgone che apre la manifestazione parte l’invito a boicottare alcune società accusate di finanziamenti a Israele. «Dobbiamo distruggere l’economia israeliana, tutto dipende da noi», il loro grido. «Ancora una volta lo shopping e gli esercizi di Corso Buenos Aires, con un ridicolo boicottaggio di 30 manifestanti,hanno subito disagi a causa dei manifestanti pro Hamas», chiosa il deputato di Fdi, Riccardo De Corato.

 

In questa situazione di tensione crescente, il consigliere comunale di Forza Italia, Alessandro De Chirico, porta la questione all’attenzione del questore, Bruno Megale, e del sindaco, Giuseppe Sala, per mezzo di una lettera. «Le ragioni della libertà di espressione e di manifestazione del proprio pensiero e convinzioni politico ideologiche non possono mai sfociare nella compressione delle libertà di coloro che hanno visioni e convinzioni differenti e, purtroppo, è ciò che si sta verificando in molte piazze e atenei italiani dove manipoli di studenti cercano di imporre forzatamente la sospensione delle attività o il coinvolgimento di altri universitari, docenti e personale nelle proprie manifestazioni», scrive De Chirico. «Chiedo alle massime autorità cittadine una ferma condanna per questi episodi che riportano ad un’epoca lontana, in cui chi la pensava diversamente veniva sprangato, massacrato e in alcuni casi ucciso. Serve un intervento forte e deciso da parte delle Istituzioni per fermare queste azioni violente che non portano a nulla, se non ad esasperare un clima di odio. Le Università sono luoghi di cultura e di confronto pacifico», conclude poi il consigliere.