Il racconto
Milano, poliziotti esasperati: "Abbiamo paura a difenderci e la sinistra sta con i delinquenti"
L’ultima aggressione si è verificata alla stazione di Lambrate, a Milano, dove il vice ispettore Christian Di Martino è stato accoltellato da un marocchino irregolare, Hasan Hamis. All’agente sono servite settanta trasfusioni di sangue.Al momento non è più in pericolo di vita, ma le condizioni restano molto gravi. Il nordafricano è in Italia clandestinamente da vent’anni. Ormai è caccia agli “sbirri”.Fisica e mediatica, quest’ultima alimentata dalla sinistra.«Subiamo una violenza ogni tre ore», si sfoga con Libero Stefano Paoloni, segretario generale del Sap, il sindacato autonomo di polizia. «Ci attaccano, ci sputano addosso, ci insultano. Poi le presunte vittime pubblicano sui social solo la parte che gli interessa, il frame in cui magari un agente è costretto a usare il manganello per riportare l’ordine». Anche Domenico Pianese, a capo del Coisp, il coordinamento per l’indipendenza sindacale delle forze di polizia, spiega al nostro giornale lo stato d’animo degli agenti: «Ci stanno delegittimando, e la colpa è soprattutto di certi partiti che ci definiscono “picchiatori”. Invece di difenderci si schierano dall’altra parte. Chi ci accusa non ha idea di come si tuteli l’ordine pubblico. Siamo demotivati, perché arrestiamo sempre le solite persone: ci attaccano e dopo qualche ora sono già fuori. Devono restare in carcere».
COME IN GUERRA
Alle testimonianze dei due agenti ci torniamo. Intanto i fatti. Ventisei ore prima dell’accoltellamento del viceispettore Di Martino, alla stazione Centrale di Milano altri due agenti hanno dovuto fronteggiare un altro straniero irregolare, un egiziano, il quale fresco di rapina ha iniziato a dare di matto e a lanciare pietre, anche contro la polizia. Un agente ha provato a immobilizzarlo col taser, la pistola elettrica, ma non ci è riuscito. L’egiziano si è fatto sotto ai poliziotti e uno di loro gli ha sparato a una spalla, ferendolo. Il risvolto legale è che la procura indaga l’agente per lesioni, ma la procura stavolta ha immediatamente preso in considerazione le scriminanti della legittima difesa. «Che io ricordi», ci dice Paoloni (Sap), «è la prima volta che si tiene subito in considerazione quest’ipotesi per un poliziotto. È comunque un buon segnale». L’elenco delle aggressioni subite dalle forze dell’ordine da inizio anno è sterminato. Andiamo a salto: primo gennaio, un nigeriano si scaglia contro un’auto della polizia; il giorno dopo due nordafricani rifiutano un controllo dei documenti e aggrediscono con una spranga i carabinieri; il 28 febbraio a Torino una cinquantina di appartenenti ai centri sociali hanno assalito una volante con a bordo un marocchino che avrebbe dovuto essere rimpatriato: era condannato anche per violenza sessuale e gli “antagonisti” lo volevano libero di continuare le proprie gesta; il 27 aprile a La Spezia un uomo ha aggredito i carabinieri dopo essere stato sorpreso a rubare; il 10 maggio a Roma due persone sono state fermate dopo un inseguimento e una tentata aggressione col coltello a danno di altri militari.
FAMIGLIE A RISCHIO
«A volte abbiamo paura a difenderci», ci spiega ancora Paoloni (Sap), «siamo a rischio pure economicamente, perché le spese legali sono a nostro carico. Di mezzo finiscono mutui, spese per i figli, per la scuola... Ora l’agente che ha sparato al nordafricano potrebbe beneficiare della legittima difesa, è vero, ma intanto i soldi deve metterli lui. Sarebbe più giusto pagare solo in caso di condanna, ed è questo che stiamo chiedendo al governo. Per avere il massimo della trasparenza chiediamo anche le bodycam e le telecamere sulle auto di servizio, questo a tutela di tutti. Ma chiediamo anche pene più severe per chi ci aggredisce. In inverno», conclude Paoloni, «abbiamo incontrato il governo: c’è un disegno di legge per la tutela delle forze dell’ordine e speriamo che adesso venga calendarizzato». Interviene di nuovo Pianese, del Coisp: «Il clima è pesante, lo denunciamo da tempo. Qualcuno ci descrive come manganellatori che si svegliano la mattina e decidono di picchiare. Ce lo urlano a ogni corteo ogni volta che qualcuno tenta di sfondare i cordoni di sicurezza. Chi ci aggredisce sa che tanto non gli succederà niente. Non chiediamo l’impunità: chi sbaglia è giusto che paghi, ma dobbiamo essere più tutelati. La premier Meloni e il ministro Piantedosi ci hanno ricevuto due volte in pochi giorni. Sembra che il governo vada in questa direzione». Mentre andiamo in stampa – è la statistica – probabilmente un altro tutore dell’ordine è stato assalito. Perla sinistra è tutto normale.