Polemiche
Se nel chiostro della Statale si salda l'asse tendini-Hamas
Più giornalisti, videomaker, fotografi e cronisti di studenti e manifestanti. Tra gli autoproclamati studenti palestinesi c’è pure chi si appoggia ad una panchina per aprire il pc e tentare di studiare (magari c’è un appello, un esame da sostenere), nonostante la movimentazione «antisionista» in corso. Alla Statale di Milano dopo il fissaggio del bandierone palestinese disteso nel colonnato del chiostro - si montano sul prato le tende e anche un gazebo bianco reperto forse avanzato da qualche grigliata fuoriporta. A ricostruire i dati sulle presenze- tramite le immagini che circolano e gli scarni lanci di agenzia - per il momento sono pochini gli studenti che “invadono” gli atenei italiani. Il primo accampamento di solidarietà è sorto alla chetichella mercoledì alla Sapienza di Roma. Anche qui qualche centinaio di studenti ma le tende piantate erano solo una manciata. Ieri all’assemblea organizzata dai collettivi e dalle organizzazioni studentesche l’intento dichiarato era continuare a «costruire la mobilitazione universitaria». Intorno a un albero è stata legata una bandiera della Palestina. Verrà montato anche un gazebo. «Sicuramente non ce ne andremo prima del Senato accademico del 14», hanno annunciato gli studenti. Bandieroni e qualche tenda - più immagini e attività social - per attirare l’attenzione dei media.
Ieri è stata la giornata dell’occupazione alla Statale di Milano. A contare le tende e i manifestanti sparsi per gli atenei di Milano, Roma, Padova, Napoli, Palermo e Bologna non si arriva ad un centinaio di igloo a montaggio rapido acquistati per pochi euro nelle catene di negozi per trekking. Tra le colonne dell’Università Statale di Milano, nella sede centrale di via Festa del Perdono, spicca la bandiera della Palestina e gli striscioni con le scritte “Fermiamo il massacro del popolo palestinese” e “Nuova Norimberga per il regime genocidario e i suoi complici”.
Non sembra proprio un successone di pubblico quella che era stata annunciata come «la manifestazione, organizzata dai Giovani Palestinesi» a livello nazionale. Cercano il titolo (via social l’hanno definita l’Acampada), per rilanciare a livello nazionale la protesta: «Dopo mesi di mobilitazioni in università, dopo aver portato le nostre istanze in ogni modo e luogo possibile, le istituzioni universitarie continuano a ignorare la voce unita degli studenti che chiedono una sola cosa: la fine della complicità con il genocidio in corso in Palestina», hanno spiegato gli organizzatori. Assicurando che «resteremo accampati perché la Statale rescinda tutti gli accordi in corso con le università israeliane e con le aziende che traggono profitto dalla guerra come Eni e Leonardo».
Parlano apertamente di “scolasticidio” «per definire quello che sta avvenendo al sistema educativo di Gaza». Poi si lanciano in un macabro conteggio: «Nel corso di questi mesi, sono stati uccisi più di 100 accademici, 4500 studenti, 250 insegnanti e più di 300 scuole sono state danneggiate o distrutte. Tutte le università della striscia di Gaza sono state rase al suolo. Ad oggi Israele ha ucciso più di cinquantamila persone e la sua furia genocida non accenna a placarsi». E proprio per questo motivo il cortile centrale viene rinominato “cortile Refaat Alareer”, in onore del poeta e professore palestinese ucciso brutalmente dall’esercito di occupazione sionista il 6 dicembre del 2023. L’intenzione è di rimanere accampati nel cortile fino alla settimana prossima.
Il manipolo degli studenti palermitani (sette tende montate sotto la pioggia nel pomeriggio) spiegano che «l’idea è di rimanere accampati nel cortile fino alla settimana prossima.
Resteranno fino al 15 maggio, giorno della Nakba, l’esodo forzato di circa 700 mila arabi palestinesi dai territori occupati da Israele», garantiscono i pochi manifestanti dell’autoproclamata Intifada studentesca. Neppure una parola per i 1200 israeliani massacrati e i 130 ostaggi ancora in mano all’associazione terroristica Hamas. Secondo le previsioni dell’Aeronautica Militare l’unica realmente attendibile nel raggio delle 72 ore successive- il capoluogo siciliano potrebbe essere investito da un nuovo temporale (sono mesi che in Sicilia non piove). Agli studenti accampati nel parco spelacchiato palermitano non resta che tenere duro.