Sangue a Milano

Lambrate, l'agente accoltellato stava provando a difendere l'immigrato

Accoltellato e in fin di vita perché aveva il compito di proteggere l'immigrato irregolare che lo ha colpito tre volte alla schiena. Questa è la verità, paradossale, sulla drammatica vicenda di Christian Di Martino, il vice-ispettore della Polizia che ora versa in condizioni critiche dopo l'aggressione di giovedì sera in Stazione Centrale a Milano.

Le sue condizioni restano stabili: l'agente 35enne ha trascorso una notte tranquilla nella terapia intensiva dell'ospedale Niguarda dopo l'operazione d'urgenza (con 70 trasfusioni e cinque arresti cardiaci) per le lesioni agli organi riportate e la grave emorragia che ne è conseguita. I medici, secondo quanto apprende l'agenzia LaPresse, stanno ora piano accompagnando Di Martino verso un graduale risveglio dall'intervento. Positiva la risposta ai primi stimoli, anche se la prognosi resta comunque riservata. 

 

 

 

Come ricostruito, Di Martino stava per terminare il suo turno sulle Volanti quando è stato chiamato a intervenire perché è uno degli agenti addestrati a usare il Taser. Lo strumento conosciuto anche come "pistola elettrica", è in dotazione alle forze dell'ordine per tentare di proteggere gli aggressori, bloccando sul nascere le situazioni critiche ed evitando così colluttazioni e imprevisti. Ma quella sera a Lambrate non è andata così, e il 37enne marocchino Hasan Hamis, segnalato per aver lanciato sassi sui binari di Lambrate e aver ferito una anziana, lo ha ridotto in fin di vita. 

 

 

 

Quando Di Martino stava cercando di immobilizzarlo, infatti, il giaccone indossato dall'immigrato ha con ogni probabilità limitato la carica del taser. Contemporaneamente, ha potuto estrarre un lungo coltello con cui ha colpito il vice-ispettore tre volte, ferendolo gravemente a rene, milza e duodeno. A salvare l'agente altri due colleghi, rimasti contusi, che dopo aver bloccato Hamis hanno cercato di tenere sveglio il più possibile Di Martino.