Brutta storia

Beppe Sala, lo sfregio ai martiri del Comune: sponsorizza l'evento che minimizza le foibe

Massimo Sanvito

Ci risiamo. Si avvicina il Giorno del Ricordo (10 febbraio) e nella città che ci ha messo una vita ad alzare un monumento in memoria dei martiri delle foibe si sprecano ancora i tentativi di minimizzare, se non insabbiare, le atrocità perpetrate dai comunisti jugoslavi nei confronti di quanti avevano la colpa di essere italiani. Ed è così che martedì prossimo, negli spazi comunali della Casa della Memoria, si terrà un incontro dal titolo “La frontiera adriatica nel Novecento: storia di un difficile territorio di confine”.

Una «serata di approfondimento storico», spiegano gli organizzatori dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri, «per riflettere sulle vicende del confine adriatico, dal golfo di Trieste al Montenegro, nel corso del Novecento». E ancora: «Una vicenda complessa che si snoda tra due guerre mondiali, fascismo di confine, irredentismo, nazionalismi, foibe ed esodo». Sì, avete letto bene: nessun riferimento ai partigiani comunisti slavi e al loro condottiero Tito, unici responsabili dei massacri e degli stupri che insanguinarono Venezia-Giulia, Istria e Dalmazia a guerra già finita.

 

Ma non è tutto, perché tra i relatori del convegno ci sarà anche Eric Gobetti, autore del libro riduzionista “E allora le foibe?” e gran visir dei revisionisti: quella pletora rossa che non riesce ancora ad accettare il fatto che foibe ed esodo, finalmente, sono usciti dai polverosi cassetti della storia a uso e consumo della sinistra. Giusto per inquadrare il personaggio, Gobetti negli anni è arrivato a sostenere che le foibe non furono affatto «uno strumento di esecuzione» bensì un semplice «luogo di sepoltura». Sia chiaro: lo storico celebrato da Anpi ha tutto il diritto di parlare in pubblico siamo in democrazia e ci mancherebbe altro -, piuttosto a lasciare perplessi è il Comune di Milano che non solo concede una delle proprie sede ma persino il patrocinio all’evento. Forse ci è sfuggito qualcosa: la Casa della Memoria è diventata un centro sociale?