La presidente di Ance Assimpredil
De Albertis: "Milano non è più il sogno americano dell'Italia"
«Siamo arrivati a un punto di non ritorno. O ci mettiamo assieme e facciamo in modo che Milano torni a essere la “best practice” a livello europeo o rischiamo di perdere una grandissima opportunità». Regina De Albertis ha solo quarant’anni, ma la sa lunga. È un ingegnere, è un’imprenditrice ma, soprattutto, è la prima donna presidente di Assimpredil Ance, l’associazione delle imprese edili di Milano, Lodi e della Brianza. Parla veloce, la De Albertis, però non sbaglia una parola (segno che ha le idee chiare) e si fa capire con facilità (segno che riesce a trasmetterle). «La nostra», continua, «è una città incredibile e non possiamo permetterci di perdere quella fetta di popolazione che la rende creativa, sostenibile e con una marcia in più rispetto al resto del Paese».
Dottoressa De Albertis, a chi si riferisce?
«Prenda il mercato immobiliare. I costi alle stelle, che oramai ci sono anche in periferia, rischiano di tagliare fuori una parte fondamentale della crescita e dello sviluppo della città. I giovani professionisti, le coppie prima venivano qui con la speranza di costruirsi un futuro: Milano era un po’ il sogno americano d’Italia. Questo sta venendo meno».
Perché?
«I tassi d’interesse alle stelle, l’esplosione dei prezzi con l’aumento, nell’ultimo anno e mezzo, dei costi di costruzione lievitati circa del 30%: è una situazione congiunturale. Però si può risolvere».
Per fortuna, come?
«Le imprese e la parte pubblica, insieme, hanno la possibilità di trovare una soluzione. Vanno poste delle condizioni, per esempio adesso che si sta rivedendo il Piano di governo del territorio, affinché l’operatore privato riesca a fare un intervento realizzando anche i servizi pubblici, come le case per gli studenti che sono necessarie».
Insomma, l’unione fa la forza?
«Il partenariato pubblico e privato la fa. Io ci credo molto. È l’unico modo per tirare fuori il Paese dalla crisi. Vede, spesso, il problema, non sono le risorse che mancano».
Ma come? Qui il ritornello più sentito è il classico: “La coperta è corta”...
«D’accordo. Ma le risorse, se venissero poste delle regole che funzionino, il privato ce le ha: e le può mettere a sistema.
Ovviamente per creare un profitto per la sua azienda, ma anche per lasciare qualcosa alla collettività. Le posso fare un esempio?».
Prego.
«Noi abbiamo fatto una proposta, al Comune di Milano, tempo fa. L’ha studiata il professor Verga (Gianni Verga, assessore all’Urbanistica con la giunta Moratti, ndr) e riguarda la riqualificazione di San Siro: in pratica il costo per l’amministrazione pubblica sarebbe pari a zero perché verrebbero dati degli incentivi volumetrici agli operatori che vogliono sistemare le case popolari».
Facciamo un passo indietro, com’è la situazione?
«Per i dati macro-economici generali il Pil italiano ha segnato una leggera decrescita dello 0,3 nel secondo trimestre 2023.
Questo arretramento appare principalmente legato alla caduta del valore aggiunto dell’industria, mentre i servizi hanno continuato a crescere seppure a un ritmo moderato».
Le cause?
«Hanno influito la flessione del ciclo internazionale dell’industria, il rialzo dei tassi di interesse e l’impatto della fase prolungata del rialzo dei prezzi sul potere di acquisto della famiglia».
Come a dire, l’inflazione...
«Sì, la chiamata inflazionistica è stata una conseguenza negativa del conflitto in Ucraina, non solo da noi ma in tutta Europa».
Tuttavia il Def (il Documento di finanza pubblica) della scorsa primavera ha previsto una crescita complessiva dell’1%... Gli investimenti nelle costruzioni come stanno andando?
«Ha ragione, se ragioniamo sull’anno registriamo una crescita. Gli investimenti pure, hanno dinamiche positive nel primo trimestre di quest’anno. Certo, non sono paragonabili all’exploit del 2021 o del 2022, quando c’era il Superbonus: oggi si assestano al +5,4%. Ma c’è una tenuta dei livelli produttivi in edilizia. Possiamo immaginare che quello che subirà una maggiore flessione sia il comparto della riqualificazione del patrimonio abitativo. Ma nel 2024 e per un effetto del cambio nella regolamentazione degli incentivi fiscali».
La faccio breve, l’Ecobonus 110% del governo Conte. È stato un bel pasticcio, però. Cosa comporta ora?
«Sicuramente ha portato respiro in un momento di grandissima crisi, ma è stato strutturato molto male: con nessuna regola all’accesso, senza tempistiche precise e di punto in bianco sono state cambiate le regole. Quello che chiediamo, con insistenza, è che sia messa mano a un sistema di regolamentazione degli incentivi stabile, duraturo e sostenibile da un punto di vista economico. In poche parole: dobbiamo sederci a un tavolo e ragionare. Anche perché abbiamo gli obiettivi che ci impone l’Unione europea sull’efficientamento energetico».
Che sono un altro bello scoglio. La direttiva sulle case green è stata travolta dalle polemiche. Lei cosa ne pensa?
«È chiaro che qualcosa va fatto, però dobbiamo capire che va calibrato su ogni Paese. La situazione del patrimonio abitativo italiano è molto diversa rispetto ad altre realtà: noi abbiamo una proprietà immobiliare molto diffusa, edifici molto energivori. Agire senza degli incentivi fiscali non è possibile. La transizione energetica a costo zero per lo Stato è impossibile. Va fatta in modo ragionato e coerente con le risorse che ci sono».
Senta, abbiamo citato il rialzo dei mutui. L’altra faccia della medaglia sono le lungaggini burocratiche?
«Esattamente. Il tempo è denaro di per sé: ma se ragioniamo con un tasso di interesse dell’1%, aspettare le autorizzazioni vale uno; se abbiamo il 4, il 5% la situazione è molto differente».
Però a Milano, lo sa chiunque abbia fatto una domanda per ristrutturare casa, c’è una trafila infinita...
«Anche su questo stiamo lavorando col Comune. Devo aggiungere che c’è una forte collaborazione. Negli anni passati ci sono stati momenti in cui venivamo ascoltati più sulla carta che nella sostanza, ma ultimamente, vista anche la situazione di grandissima crisi, stiamo lavorando assiduamente. Su questo tema c’è un progetto che si chiama “Aiutiamoci” che dovrebbe mettere più risorse a disposizione per velocizzare i processi».
Altra questione, i lavori pubblici. Tra pochi giorni è settembre, si ricomincia. Come sarà il riavvio?
«Tra Pnrr e Olimpiadi invernali una grandissima quantità di cantieri ricadrà sul territorio. Il problema è che quando sono stati pensati non c’era il rincaro dei materiali. Bisogna aggiornare i prezzari e adeguare i valori delle gare, sennò il rischio è che vadano deserte o che non si riescano addirittura a completare i lavori».
Oddio. Rischiamo la figuraccia planetaria sui Giochi del 2026? Già in questi giorni abbiamo avuto il caso Palasharp...
«No, non credo. In Italia, alla fine riusciamo sempre a risolvere le cose perché, vede, noi siamo bravissimi a lavorare nella straordinarietà. Quello che spero è che, invece, sia le Olimpiadi che il Pnrr diventino l’occasione per porre le regole e dei metodi di lavoro che consentano di lavorare anche nell’ordinarietà. Sulle Olimpiadi di cose ne verranno fuori, ma io sono fiduciosa che si riuscirà a risolvere tutto».
È già qualcosa. Confartigianato dice che nel Milanese è introvabile il 48% dei lavoratori dell’edilizia. È un guaio?
«È un grosso guaio. Abbiamo una carenza del personale che si aggira intorno alle 300mila unità».
Se ne può venire a capo?
«Stiamo cercando di fare una grande campagna di sensibilizzazione per far tornare i giovani, con le scuole edili e gli Its, ma anche tramite l’immigrazione. Stiamo pensando di andare a formare le persone nei loro Paesi per farle arrivare qui già formate, quindi già con un lavoro».
Ultima domanda. Il nodo bonifiche. Faccio un piccolo riassunto, che è affare tecnico. Recentemente la Cassazione ha “bocciato” una legge regionale lombarda che consentiva ai Comuni di occuparsi di queste pratiche. Ci ha messo una pezza il governo di Giorgia Meloni, siete preoccupati?
«Si è trattato di un caos che ci ha preoccupato in maniera eclatante. Fortunatamente siamo riusciti, col disegno legge Asset, a fare in modo che la cosa venisse sistemata, dando la possibilità di delegare le Regioni in tema di bonifiche ambientale. In ogni intervento il tema ambientale è prioritario, oggi, e un blocco in questo senso rischiava di creare una grandissima complessità. Dobbiamo aspettare la nuova norma regionale, ma siamo molto soddisfatti e contenti del lavoro di squadra realizzato con l’esecutivo».