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Droga, lo scandalo travolge gli studenti in tenda: toh, ma non era una protesta?

Massimo Sanvito

Il sole picchia forte su piazza Leonardo da Vinci. Gli studenti del Politecnico sciamano attorno all’università: la sessione estiva incombe. Una volante della polizia attraversa l’ampio viale a passo d’uomo. Un’occhiata al «Campeggio urbano», che oggi conta ancora dieci tende, e via. Sono le due del pomeriggio e degli occupanti non c’è traccia: con questo caldo è impensabile resistere nell’accampamento. Poco oltre, sul lato di via Celoria, in un fazzoletto di verde, sotto una grossa pianta, ecco altre due canadesi grigie. Appoggiate al tronco ci sono anche due biciclette. Attorno fazzoletti sporchi. Qui dentro, però, non ci vivono i tendaroli aizzati dalla sinistra contro il governo sul caro-affitti, ma uno spacciatore che ha deciso di mimetizzarsi così per infiltrarsi nella piazza. Italiano, sui 40 anni, braccia e guance tatuate, zigomi scavati a testimonianza di un consumo massiccio di stupefacenti (lo vedete in foto qui a fianco).

 


«È arrivato da qualche settimana e l’ho già segnalato alla Polizia Locale e alla Polizia ma nessuno interviene», spiega a Libero Bruno Danovaro, il supercampione di lotta residente nel quartiere che già la scorsa estate aveva salvato due ragazze molestate da una coppia di balordi extracomunitari a due passi dal Politecnico. Al posto delle case a basso canone chieste dagli studenti, col Comune interessato a incolpare la Regione piuttosto che a trovare soluzioni, è arrivata la droga. E non parliamo delle classiche canne di marijuana o hashish, ma di sostanze ben più pesanti.

«Cocaina, eroina e pastiglie», si sussurra tra gli angoli della piazza. Chiunque voglia acquistare sa dove trovare il pusher. Lo spaccio è florido e si serve anche di “galoppini” che sostano nei giardini Leonardo da Vinci, dall’altra parte della strada, verso viale Romagna, al cui centro domina una fontana del Cascella. «Ci sono un giovani e due anziani 70enni che prendono le dosi e vanno a consegnarle», dice Danovaro. Un servizio a domicilio. Stazionano sulle panchine ombreggiate dagli alberi praticamente h24. Ieri pomeriggio, a piantonare la zona c’era un uomo in compagnia di due donne, un cane e bottiglie di birra. E dall’altra parte, di fronte alla scuola elementare, gruppi di bimbi a divertirsi sulle giostrine. Due mondi opposti ma vicinissimi. Un paio di giorni fa, sotto i palazzi di piazza Leonardo che danno sul parco, due giovani ragazze (che abitano qui ma non frequentano il Politecnico) sono svenute sotto gli effetti della droga.

 

 

«Lo spacciatore le ha rimesse in piedi in qualche modo, dandogli anche da bere birra, per poi portarle via. È assurdo ciò che avviene in questo quartiere, in pieno giorno e in mezzo a famiglie con bambini, senza che nessuno alzi un dito. Una zona bellissima, dove le case arrivano a costare anche più di un milione di euro, ridotta in questo modo... Ho contattato l’onorevole Silvia Sardone (europarlamentare e commissario cittadino della Lega, ndr) che porterà la questione in Consiglio comunale», commenta Bruno Danovaro. Anche la digos, da quando è scoppiata la protesta delle tende, è impegnata nel monitoraggio dell’area. Nonostante il clima sia tranquillo è pur sempre questione di ordine pubblico, visti soprattutto i legami tra gli accampati e la galassia antagonista milanese. Quelle due canadesi appartate, però, paiono essere sfuggite agli occhi di tutti nel trambusto generale. Ci appelliamo dunque alle istituzioni, fin troppo impegnate a sfilare in passerella davanti alla tendopoli universitaria per strizzare l’occhio ai giovani fuorisede: esiste anche un quartiere che chiede di fermare lo spaccio a cielo aperto. Non la luna.