La polemica

Milano, il video choc della trans? Ecco la verità

Massimo Sanvito

Sono passate da poco le otto del mattino quando il centralino della Polizia Locale di Milano si fa bollente. «C’è una persona svestita che importuna i bambini e dice di avere l’Aids», spiegano al telefono i genitori che stanno accompagnando i figli a scuola. Casa del Sole, Parco Trotter, due passi da quella multietnica via Padova che la sinistra da anni si sforza di infiocchettare come quartiere modello per l’integrazione ma che nella realtà quotidiana è celebre fortino di accoltellamenti, prostituzione e occupazioni abusive. I vigili non aspettano un secondo prima di raggiungere il parco. C’è un transessuale seminudo, fuori di sé, a due passi dall’ingresso dellistituto. «Ho l’Aids», grida anche agli agenti. Immediata scatta la chiamata al 118, che invia sul posto un’ambulanza: i soccorritori provano a visitarlo ma ogni tentativo è inutile. Così, tocca ai ghisa caricarlo non senza fatica–è un 41enne brasiliano, senza permesso di soggiorno e con precedenti penali - su un’auto provvista di cella di contenimento. Direzione ufficio centrale arresti e fermi di via Custodi, zona Navigli.

 

 

 

VIAGGIO TORMENTATO

È un viaggio tormentato. Il trans si dimena, comincia a dare testate alla grata che lo divide dai sedili anteriori e si accascia. In via Castelbarco, vicino all’università Bocconi, i vigili fermano il mezzo, scendono e aprono la portiera per accertarsi che non sia nulla di grave. È un attimo: lui si rialza, tira un calcio a uno dei due (prognosi di 15 giorni, ndr) e scappa. Ma è una fuga brevissima. Il resto è storia, intesa come video che diventa presto virale. Sono gli studenti, dalla biblioteca, a girarlo. Si vede una persona terra con quattro uomini in divisa attorno. Volano un paio di manganellate, una al braccio e una alla testa, poi una spruzzata di spray al peperoncino e ancora due colpi di manganello, al costato e di nuovo sul capo. Non riescono ad ammanettarlo.

Le immagini finiscono in pasto all’opinione pubblica, i ghisa coinvolti vengono tolti dai servizi sul territorio e la Procura di Milano apre un’inchiesta per lesioni aggravate. Mentre il transessuale viene solo denunciato per resistenza a pubblico ufficiale: è già libero. «Agenti pluridecorati sono già stati condannati dall’assessore prima di sapere cosa è successo. E noi non consentiamo di farlo, né a lui, né a Sala né a nessun altro: è una vergogna. Vorrei vedere se ci fossero stati i loro figli davanti a quella scuola. Siamo al fianco degli agenti, anche coi nostri avvocati se sarà necessario», commenta Daniele Vincini, sindacalista Sulpl.

Certo, è innegabile che la scarsa abitudine da parte dei vigili a gestire situazioni così delicate, unita a un indirizzo politico che li preferisce in veste di stacca-multe piuttosto che di poliziotti in senso stretto, si sia vista tutta in questa specifica circostanza. Ma è altrettanto innegabile che gli agenti di turno non si sono messi a malmenare gratuitamente la prima persona scelta a caso nel mucchio, bensì sono intervenuti per fermare uno squilibrato coi genitali in bella vista davanti a una scuola. Sì, con la forza: manganello e spray urticante sono strumenti in dotazione alle polizie locali, non armi proibite. Dopo essere stati presi a calci e minacciati da una persona che si spacciava come sieropositiva, avrebbero forse dovuto convincerla a risalire sulla volante porgendole un mazzo di fiori? Perché, come al solito, anche stavolta la sinistra si è posizionata dalla parte sbagliata.

 

 

 

INDIGNAZIONE LIBERA

«Immagini disgustose. Qualsiasi sia il contesto e qualunque cosa sia accaduta prima», twitta rapido Pierfrancesco Majorino, capogruppo Pd in Regione Lombardia. «Immagini inquietanti. Qualsiasi eventuale reato abbia commesso quella donna non si giustifica questa violenza», gli fa eco Onorio Rosati, consigliere regionale lombardo dell’Alleanza Verdi Sinistra. L’indignazione si fa nazionale. «Immagini intollerabili per un Paese civile», attacca Ivan Scalfarotto, senatore di Azione-Italia Viva, mentre Ilaria Cucchi (Avs) annuncia di aver già pronta un’interrogazione parlamentare. Apriti cielo. Ma la palma di intervento più insensato va di diritto al deputato dem Marco Furfaro, fedelissimo di Elly Schlein e membro della segreteria nazionale del Partito Democratico: «Quello che è accaduto a Milano è inaccettabile. Di più: è barbarie. Il ministro Piantedosi ha il dovere di intervenire e di punire quello che è a tutti gli effetti un abuso». Si dà però il caso che la Polizia Locale sia alle dipendenze del Comune e non del Ministero dell’Interno. C’è spazio anche per Vladimir Luxuria, attivista per i diritti Lgbt, secondo cui «queste sono purtroppo le conseguenze di un clima di transfobia».

E il sindaco Beppe Sala? «Alla luce del risultato della relazione si potranno fare due cose: prendere provvedimenti come ad esempio la sospensione o anche arrivare a fare una denuncia, cosa da non escludere, da parte nostra all’autorità giudiziaria». La Lega milanese, per voce dei consiglieri comunali Silvia Sardone e Alessandro Verri, non ci sta: «Quotidianamente vediamo aggressioni nei confronti delle forze dell'ordine sulle quali la sinistra mai si espone. In questa occasione invece ha la sentenza in tasca...». Da Francesco Rocca (consigliere Fdi), «totale solidarietà alla Polizia Locale che deve subire le conseguenze del multiculturalismo esasperato». Qualcuno, forse, si è reso conto che senza quei vigili ora alla gogna mediatica i bambini di quella scuola avrebbero magari rischiato qualcosa in più rispetto al già di per sé grave- questo sì deprecabile- esibizionismo di un transessuale?