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Milano tra le città più inquinate? Sallusti: i talebani verdi battuti dallo smog

Alessandro Sallusti

In Europa è in corso il dibattito sullo stop alle auto a combustione tradizionale a partire dal 2035, tema affrontato anche ieri dai capi di Stato e di governo che sul tema hanno interessi contrapposti. Tra le città italiane quella che da tempo ha dichiarato guerra alla circolazione delle auto, Milano, è certamente la più accanita, e non solo in forza del fatto che prima di tutte si è dotata di una rete di metropolitane di prim’ordine. Il sindaco dem Beppe Sala se le è inventate tutte pur di convincere i milanesi a lasciare l’auto in garage: più di mezza città è a circolazione limitata o a pagamento, via i parcheggi anche per i residenti, piste ciclabili à gogo, monopattini per tutti e altre amenità del genere.

Risultato: tre giorni fa Milano è risultata essere la terza città più inquinata al mondo dietro a Teheran e Pechino e davanti ad Hanoi in Vietnam e Dacca, capitale del Bangladesh. Roba insomma, detto con rispetto, che butta la Milano ecologica nel Terzo mondo. Il dato, certificato da Iqair, azienda svizzera specializzata nel rilevare la pulizia dell’aria, dimostra in maniera inequivocabile un fatto peraltro noto da tempo: non è con la lotta alla mobilità che si risolve il problema dell’inquinamento atmosferico che in larghissima parte è dovuto a ben altri fattori – a partire dal riscaldamento domestico e dalla scarsità di piogge – e che non è circoscrivibile per decreto in quanto l’aria, come noto e per definizione, è mobile e neppure le piogge le comandi.

 

Le rigide politiche di lotta alle macchine si fondano non sulla scienza ma sull’ideologia, tanto che durante i pesanti lockdown nei mesi duri del Covid i parametri dell’aria delle nostre città non registrarono variazioni significative. Eppure, nonostante tutte queste evidenze, l’approccio talebano al problema non accenna a diminuire al punto che non è assurdo pensare che si stia cadendo in una trappola ordita da chi vuole togliere all’Occidente, e all’Europa in particolare, uno dei pochi primati che ancora sopravvivono, quello appunto nel settore dell’automotive, cioè la progettazione, la costruzione e la vendita di veicoli a motore. Insomma è vero che tira brutta aria, ma quella più fetida non riguarda il nostro Pm10 bensì la nostra economia, e non è con le piste ciclabili care al sindaco di Milano che ci metteremo al riparo dalla mancanza di ossigeno, inteso come sviluppo e benessere.