Ma com'è possibile?

FdI, zero voti ad Arconate: il vergognoso caso della "sezione 5"

Se tutta Italia avesse votato come la sezione 5 del seggio di Arconate, paesone a una quarantina di chilometri da Milano, Noi moderati e +Europa avrebbero dominato le elezioni politiche di domenica scorsa con dati da plebiscito: chi ha votato in quelle urne, ha votato solo quei due partiti. Un caso praticamente unico. 

 

 

 

A riportare i dati, sconcertanti, è il Quotidiano nazionale: i 441 votanti della Sezione 5 si sono divisi equamente tra +Europa di Emma Bonino (106 voti alla Camera e 109 al Senato), alleati del Pd, e Noi Moderati di Maurizio Lupi (335 voti alla Camera e 341 al Senato) nella coalizione di centrodestra. Zero voti (sì, 0, Z-E-R-O voti) a tutti gli altri partiti. Qualcosa di clamoroso, visto che nelle altre 5 sezioni del Paese i due partiti, insieme, hanno raccolto appena 18 voti. Arconate è il paese natale di Mario Mantovani, ex potentissimo assessore regionale lombardo alla Salute oggi esponente di Fratelli d'Italia. E FdI, che ha spopolato a livello nazionale con il 26%: nessun voto nella sezione 5, 1.092 voti nelle altre 5 sezioni. E così quell'urna appare sempre di più come un universo parallelo uscito direttamente dalla serie tv Lost

 

 

 

 

Grazie al pieno fatto nella sezione 5, Lupi ha guadagnato un imponente 10,1% complessivo, quando nel resto della Lombardia in rari casi ha superato l'1%. Se ci fossero stati candidati locali molto forti, il fenomeno sarebbe stato perlomeno giustificabile, se non comprensibile. Invece, si tratta molto più semplicemente (e inquietantemente, c'è da aggiungere), di "un errore di trascrizione compiuto da un presidente disattento (e certamente stanco dopo una giornata di intenso lavoro). Ma quelle cifre, negli atti trasmessi in Prefettura, hanno contribuito al risultato ufficiale".

 

 

 

 

 

Ancora più sconcertante la dinamica di quanto accaduto dopo lo spoglio: "La svista, a quanto pare, era stata notata dai rappresentanti di lista - scrive ancora QN -, ma il presidente non l'aveva corretta perché schede e relativi verbali erano già stati spediti al Palazzo del Governo". A questo punto la questione arriverà alla Corte d'Appello che dovrà decidere se far effettuare il riconteggio dei voti o meno.