Campagna social

Pd, l'ultima porcata: cosa è spuntato in metropolitana

Enrico Paoli

Intanto sui social, poi si vedrà. Magari, con vero disprezzo del ridicolo, compreranno pure degli spezzi sui mezzi (tram e bus), per racccontare alla città, doppiando il manifesto in rosso e nero in cui invitano a scegliere i milanesi fra Trenord e Atm, quanto il Pd ami la municipalizzata del trasporto pubblico e disdegni la Regione, brutta e cattiva con la società titolare del trasporto su ferro della Lombardia. Perché in questa campagna elettorale, dove la logica sembra esser stata messa alla porta, il centrosinistra s' attacca alla qualunque pur di arrestare il calo nei sondaggi. E il post pubblicato su Facebook dall'assessore comunale alla Sicurezza, Marco Granelli, rappresenta l'evidente dimostrazione plastica di tutto ciò. Su sfondo nero l'attacco al Pirellone: «Il centrodestra, con Trenord, rincaro biglietti, taglia alle corse». A fianco, sfondo rosso», il peana ai dem: «Il centrosinistra, Atm, abbonamenti bloccati, estenzione delle linee, puntualità». Firmato Partito democratico. Sintesi di tutto il claim della campagna elettorale dei dem: «Scegli». Su cosa sceglieranno i milanesi, stando ai sondaggi, non sembrano esserci molti dubbi. Nonostante le omissioni del manifesto.

 

 

 

La Regione, tanto per esser chiari, ha aumentato il prezzo del biglietto dei treni per necessità e non per scelta, dovendo rispettare l'adeguamento all'inflazione. Tanto che il Pirellone ha calmierato il ritocco dei ticket, che saranno del 3,82% per il servizio ferroviario e dell'1,91% per le tessere, a fronte di un'inflazione quasi all'8%. Ma Granelli, a corredo del manifesto spot, sostiene che «il Comune ogni anno deve ripianare le casse con decine di milioni. E questo perché Regione pensa sempre prima a coprire i buchi di Trenord». Come se Atm, interamente controllata dal Comune, fosse una voragine quando, pandemia e lockdown a parte, non è affatto così. Palazzo Marino incassa ciò che Atm introita dai biglietti e le risorse nazionali vegono ripartite secondo parametri ben precisi. Quanto alle nuove linee la questione è facilmente aggredibile: quando aprirà la metro 4, in ritardo di anni? E come la mettiamo con la gestione di quelle in servizio, non proprio al top? «È scandaloso come il Pd si appropri dell'azienda per la campagna elettorale», sostiene Marco Osnato deputato di Fratelli d'Italia e candidato nel collegio metropolitano milanese alla Camera, «è uno stile clientelare, antidemocratico che chiederemo cessi immediatamente anche nel rispetto dei tanti lavoratori dell'azienda che sono stati di fatto violentati nella loro dignità lavorativa». Sostenere, come fa Granelli, che Atm sia il Bengodi e Trenord l'inferno, effettivamente, è quanto mai fuorviante. Anche perché, passate le elezioni, il biglietto urbano di Atm, sempre in base all'adeguamento all'inflazione, è destinato ad aumentare di almeno 20 centesimi. Non a caso il Pd, nel manifesto, il blocco degli abbonamenti. Che vuol dire tutto e nulla.

 

 

 

Non a caso il capogruppo del partito di Giorgia Meloni in Consiglio comunale, Riccardo Truppo, ha deciso di sollevare la questione in Aula. «Ho depositato un'interrogazione al sindaco, Beppe Sala», spiega l'esponente di FdI, «bisogna intervenire subito per chiedere la rimozione di tale campagna. Associare l'immagine di Atm al Pd lede l'immagine della società e ne svilisce il ruolo istituzionale. Basta con questo uso padronale degli spazi e delle proprietà pubbliche. Serve un pò di rispetto». Nei giorni scorsi anche la Lega aveva sollevato la questione parlando di «realtà travisata». «La Regione, con Trenord», evidenzia Silvia Scurati, consigliere regionale del Carroccio e membro della Commissione trasporti, «si è impegnata a portare a termine il programma da 2 miliardi di euro per l'acquisto treni e il completamento delle consegne nel 2025. Questo mentre la sinistra milanese, che gestisce Atm, approverà, per opportunismo solo dopo le elezioni politiche, il secondo aumento dei biglietti a 2,20 euro. Azioni che rivelano come il sistema Atm non sia autosufficiente e il Comune incapace di affrontare i rincari, salvo poi chiedere aiuto proprio a Regione Lombardia per coprire i maggiori costi».