Derby Milano-Sesto
Milan e Inter, il nuovo stadio "congelato": senza progetto esecutivo finisce in panchina
Ecco, non diciamo una trasferta fisica a Firenze, ma almeno una telefonata sì. Beppe Sala, sindaco di Milano, potrebbe pure farla al collega, Dario Nardella. Lì, all'ombra di Fiesole, la collina che sovrasta il Franchi, hanno risolto tutto per quanto riguarda lo stadio. «Arriveremo ad inaugurare il nuovo Franchi, e la riqualificazione del quartiere Campo di Marte nei tempi previsti», spiega il primo cittadino del capoluogo toscano. Un concorso internazionale di idee per il restyling dello stadio è, oplà, il gioco è fatto. A Milano, invece, i giochi sono tutti da fare. Anzi, si sono letteralmente avvitati su se stessi. «Per dare il via al dibattito pubblico le squadre dovrebbero presentare il progetto definitivo, passaggio che non hanno ancora fatto», afferma Sala, «io capisco anche le squadre, loro dicono che per fare un vero progetto esecutivo servono tanti soldi e che nell'incertezza tanti soldi non li mettono». Però, in assenza del progetto esecutivo (quello relativo alla Cattedrale è il solo l'idea di cosa intendono fare Milan e Inter a San Siro) è come se fossimo a "caro amico". «Le squadre dicono di aver mandato il progetto e che non manderanno nient' altro. Il Comune dice che invece aspetta il progetto», afferma Carlo Monguzzi, capogruppo dei Verdi in Consiglio comunale, prendendo la palla al balzo per rilanciare la polemica, «la nostra proposta è che il Comune invii quello che ha alla Commissione nazionale e la Commissione deciderà se è sufficiente ad avviare il dibattito pubblico. Altrimenti è tutto fermo». Di fatto lo è. Tant' è che Sala prova a mettere i fila tutti gli elementi della storia. «Il dibattito pubblico bisogna farlo, quello che sostengo è che il dibattito non allunga i tempi rispetto ai ricorsi che sono stati fatti e la richiesta di referendum. Il dibattito pubblico automaticamente annullerebbe il referendum», spiega il sindaco, «il problema è se le squadre avranno ancora la pazienza per aspettare alcuni mesi o no. D'altro canto se andassero a Sesto San Giovanni, o da qualunque altra parte, è chiaro che i terreni vanno bonificati e poi va fatto un piano di mobilità quindi sicuramente nei tempi non ci guadagnano molto. Ma non sono così irrispettoso da dire che stanno sbagliando». «Realizzare il nuovo stadio a Sesto San Giovanni, invece, non sarà complicato viste le norme urbanistiche e le bonifiche già in corso delle aree Falck», replica secco il sindaco di Sesto San Giovanni, Roberto Di Stefano, «noi abbiamo le aree dismesse più grosse d'Europa, lo spazio c'è ed è disponibile, ma per poter prendere una decisione di questa natura bisogna essere in tre ad essere d'accordo: il Comune, la proprietà e le due società Inter e Milan. Il Comune, come nel 2018, anche oggi dà la sua disponibilità ad ospitare il nuovo stadio». Dunque c'è anche il derby Milano-Sesto a tener banco. In attesa che Intere Milan battano un colpo, in modo da fare chiarezza. Modesto dettaglio per i tifosi dei particolari. Nel concorso fiorentino «è stato indicato in modo formale il valore di 135 milioni di euro al netto di Iva, come valore di riferimento di tutti i progetti», spiega Nardella, «se riusciamo a ottenere anche il finanziamento dal ministero dell'Interno, da 55 milioni, siamo in grado di coprire tutti i costi visto che queste risorse si aggiungono ai 95 milioni del Pnrr». Come ricorda Luigi Corbani, del comitato SiMeazza, «lo studio di architettura per il Franchi di Firenze è lo stesso che aveva progettato lo stadio del Milan in via Gattamelata, nel 2015». Per dire... «Il destino del nuovo stadio rimane sospeso nell'aria, con due squadre di calibro internazionale come Intere Milan che non possono pianificare con certezza il loro futuro con ricadute senz' altro negative quantomeno su business plan e brand», afferma la deputata della Lega, Federica Zanella, «senza contare un grave danno di immagine per la città meneghina in vista di un evento iconico come Milano-Cortina. Il sindaco dice di non volersene lavare le mani ma, nei fatti, finora ha solo strizzato l'occhio agli amici ambientalisti». «Io ragiono solo di San Siro, per me sarebbe una cosa negativa se non rimanessero qui», chiosa Sala, «i tempi sono stati lunghi, però non c'è mai stata una volontà di rallentamento. Forse due mesi attorno alla campagna elettorale». Forse, chissà...