Il colloquio

Albertini, Salvini striglia gli alleati: "Perfetto per Milano, Fi e FdI che aspettate a dire sì?"

Fabio Rubini

«Se uno come Gabriele Albertini ti dà la disponibilità a fare il sindaco di Milano, mi spieghi che tavolo si deve mettere in piedi? Ci pensi un secondo e dici “preso!”, altro che tavolo politico». Inizia così il colloquio telefonico di Matteo Salvini con Libero. Tema del colloquio le amministrative a Milano (e non solo) e le frizioni con gli alleati del centrodestra che tentennano nel prendere decisioni soprattutto sui nomi dei candidati, da Roma a Napoli, passando per Milano che al momento pare la partita più succosa da chiudere. 

 

 

 

 

Certamente è quella cui Salvini tiene maggiormente: «Io metto sul piatto uno come Gabriele Albertini che è stato un grande sindaco per nove anni. E, per dirla tutta, è uno che non può essere certo tacciato di essere un pericoloso populista o un salviniano di ferro». Anzi, tra il leader della Lega e l’ex primo cittadino il feeling non è mai stato un granché. Poi la svolta appena prima di Pasqua. Racconta Salvini: «Ero sul Tonale per un paio di giorni di riposo. Passeggiando cercavo di fare mente locale sui nomi da proporre a Milano e Roma. Così mi sono chiesto che fine avesse fatto Albertini. Non lo sentivo da anni. Il giorno dopo un mio amico, non leghista, mi chiama e mi dice “Ma hai provato a sentire Albertini...?”. L’ho preso come un segno. Ho recuperato il suo numero di telefono e l’ho chiamato una due, cinque volte. Alla fine ci siamo visti per un caffè ed è nata l’idea della candidatura». 

 

 

 

 

Forza Italia e Fratelli d’Italia però stentano a incoronare l’ex sindaco. Una cosa che Salvini proprio non riesce a comprendere: «Con lui Sala lo mandiamo ai giardinetti! Nell’ultimo periodo il sindaco è stato spento, grigio. Il Pd è un partito allo sfascio, tanto che anche lui ha preferito non iscriversi, scegliendo i Verdi». Ecco il motivo per il quale bisogna fare in fretta, anche perché Albertini inizia ad indispettirsi davanti a questi tentennamenti. «Lo sento praticamente tutti i giorni - confessa Salvini -, ma è chiaro che uno dopo un po’ si stufa. Ecco io vorrei evitarlo, anche perché se lui molla la responsabilità se la prenderanno altri, non certo la Lega. Io incontro tanta gente che ha voglia di impegnarsi in città, ma è chiaro che Albertini resta la prima scelta, quella che è davvero in grado di chiudere l’era del centrosinistra a Milano». 

Fare in fretta, dice Salvini, ma con che tempistica? «Fosse per me la partita di Milano sarebbe già chiusa. E non solo quella. Lo ribadisco, non serve un tavolo per dire sì a gente come Albertini o Bertolaso. Certo, se poi uno la vuol tirare in lungo per fare una trattativa politica sui massimi sistemi... beh, se ne assumerà le responsabilità». E ancora:: «Mi piacerebbe chiudere entro maggio. Diciamo che faccio un fioretto, visto che è il mese mariano». E poi spiega in cosa consiste, il fioretto: «Chiudiamo il recovery, poi lavoriamo per togliere il coprifuoco e ridare un po’ di libertà agli italiani. Ho visto i dati e anche oggi (ieri,ndr) sono buoni». E infine «chiudiamo sui candidati sindaci e partiamo con la campagna elettorale». 

Il pressing si Salvini sembra dare qualche frutto almeno nel campo di Forza Italia. Ieri sera dal San Raffaele dove è ricoverato, Silvio Berlusconi avrebbe chiamato l’amico Albertini proprio per parlare della sua candidatura. Al contrario FdI con Ignazio La Russa insiste nel chiedere un «tavolo» per scegliere tra una «rosa di nomi». Ma la sensazione è che la scelta di Albertini sia ineluttabile.