Torna la questione moschea

Silvia Tironi

La questione moschea torna alla ribalta in quel di Milano. "Un luogo di culto non c'è ed è una cosa che alla ripresa bisognerà risolvere, ovviamente con tutte le garanzie del caso" ha rilevato il prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi, contattato dall'Ansa. Dopo essere stati sfrattati da viale Jenner, nel 2008 i musulmani erano stati trasferiti momentaneamente al PalaSharp (palazzetto), ma ora il problema si ripresenta e richiede una soluzione urgente. Al momento l'amministrazione all'ombra della Madonnina ha messo 'una pezza', consentendo le celebrazioni del ramadan al teatro Ciak, per evitare l'assembramento dei fedeli come avveniva in viale Jenner. Ma si tratta di un espediente temporaneo: "Credo che qualcosa si debba fare, anche per evitare possibili tensioni: i tempi sono maturi per trovare una soluzione", ha quindi ribadito Lombardi. Che la moschea non sia una necessità è invece convinto il vice sindaco e assesore alla Sicurezza del comune di Milano Riccardo De Corato che risponde così al prefetto: "Posto per una moschea a Milano non c'è e non c'è nemmeno necessità; se poi lui dice che c'è bisogno, si trovi l'area. Non c'è nessun luogo nel piano di governo del territorio. Se lo trova faccia lui, ma deve convincere il suo capo, il ministro dell'Interno Roberto Maroni, e il partito del suo ministro, la Lega, e penso che sarà una discussione complicata. Se riesce a convincere il capo del Viminale e il Carroccio, poi si potrà vedere però «allo stato attuale non ci sono spazi. E non ce n'è bisogno. Domani inizierà il ramadan con le celebrazioni al teatro Ciak e i cinquemila che pregano sui cinquantamila musulmani che sono a Milano pregano al Palasharp, in via Quaranta. Al prefetto faccio gli auguri di convincere il suo capo", conclude De Corato. "Come vicesindaco e deputato del Pdl su questo non sono disposto a seguirlo". "Il vicesindaco non si rende conto che 80 mila persone a Milano hanno bisogno di un luogo di culto". Così Abdel Hamid Shaari, presidente del centro islamico di viale Jenner, replica al no secco di Riccardo De Corato alla moschea, dopo l'invito del prefetto a trovare una soluzione. «Per la soluzione definitiva se non si impegnano il sindaco e la giunta", aggiunge Shaari, "continueremo ad essere qui. Noi o aspettiamo tempi migliori, o aspettiamo che qualcuno in Comune si renda conto che è diritto costituzionale dei cittadini avere un luogo di culto. Noi non vogliamo qualcosa gratis", sottolinea, "è che solo il Comune può prendere la decisione tecnica. Aspettiamo che il sindaco e gli assessori prendano una decisione» Ancora più secca è la posizione assunta dall'assessore al Territorio della Regione Davide Boni, che non vuole sentire ragione: "Questi possono pregare dove vogliono, ma la moschea è un altro discorso. Se devono pregarevadano al teatro Ciak o dove vogliono, ma chiudiamo la questione: è due anni che ce la trasciniamo". È da oltre un anno, infatti, che si parla della chiusura del centro islamico di viale Jenner, vicenda di cui si è interessato anche il ministro dell'Interno Roberto Maroni. "Il Comune di Milano", conclude Boni, " chiuda le aree come viale Jenner e le altre non idonee. E se davvero vuole trovare un'area per la preghiera la individui, non spetta alla Regione o al Prefetto".