La polemica

Show pro-gender per bambini. Gli azzurri: no ai fondi comunali

Nicoletta Orlandi Posti

«Cinquemila euro per uno spettacolo teatrale gender dedicato alle scuole e neanche un centesimo per spiegare agli alunni gli effetti della Buona scuola». È questa la denuncia di Silvia Sardone, consigliera forzista di zona 2: «Mentre decine di mozioni giacciono indiscusse da settimane - ha aggiunto Sardone - in consiglio è stato approvato un finanziamento di 5.000 euro per una rassegna teatrale destinata a un pubblico di bambini, che sarà in parte gestito dall’associazione “Famiglie Arcobaleno”». Fra gli spettacoli la pièce «Di che famiglia sei?», delle Officine Papage, che racconta la storia di «un muro che aveva diviso la città. O meglio aveva diviso \[…\] le famiglie di quella città. Da una parte quelle formate da un uomo e una donna sposati con figli e dall’altra tutte le altre». Quelle con due mammme e due papà, insomma. Uno spettacolo destinato ai bambini di otto anni che, a detta di Sardone, è stato approvato troppo alla leggera: «Nessun rappresentante della maggioranza - ha aggiunto - è stato in grado di dare spiegazioni sui modi in cui sarà trattata la questione delle famiglie non tradizionali, né su quanto i bambini vedranno e sentiranno. Un atteggiamento colpevolmente disattento nei confronti di temi che andrebbero attentamente analizzati prima di essere sottoposti a minori». «Ancora una volta» attacca Forza Italia, le richieste concrete dei cittadini, comprese quelle in materia di sicurezza, sono state messe da parte in favore della distribuzione di prebende dal sapore ideologico con cui alcuni pensano di garantirsi la rielezione». Di opposto avviso il vicepresidente di zona 2 Yuri Guaiana (Radicali) secondo cui lo spettacolo teatrale promuove «un messaggio di amicizia e di inclusione di grande importanza in una città come Milano dove ormai le coppie coniugate con figli sono diventate una minoranza a cui, spesso, nemmeno gli adoratori del feticcio ideologico della famiglia tradizionale appartengono». Ma la Sardone rilancia: «Mi vergogno di appartenere allo stesso consesso in cui la maggioranza serve solo gli interessi e le convinzioni etiche dei partiti da cui è composta». di MATTEO BORGHI