Festa dell'Unità a Porta Venezia

Il Pd tra salamelle e street-food si scorda la raccolta differenziata

Nicoletta Orlandi Posti

Aiuole occupate, auto blu dentro i cancelli e raccolta differenziata nemmeno a parlarne: per fortuna che dai piani alti del Pd milanese era arrivato l’invito a «lasciare questo parco più bello di come l’abbiamo trovato». Già, perché il segretario metropolitano dei dem lombardi, Pietro Bussolati, ci ha pure provato e, solo martedì pomeriggio, ha ricordato ai suoi che «serve un’attenzione in più per tutelare le aree verdi». Peccato però che non ha fatto in tempo a lasciare il microfono durante la cerimonia di apertura della Festa dell’Unità ai Giardini Montanelli di Porta Venezia, che militanti e compagni se lo sono dimenticato. Così la prima serata di kermesse democratica in quel di Milano ha confermato i timori sollevati nei giorni scorsi dal centrodestra meneghino. Qualche esempio? Stando alle prescrizioni in vigore il manto erboso del parco non potrebbe essere calpestato e la gente avrebbe accesso esclusivamente ai vialetti battuti: fateci un salto in questi giorni e vi accorgerete perché il condizionale è d’obbligo. Su quelle aiuole storiche (sono state ideate, infatti, nel Settecento) si sono riversate decine di persone, e solo nella prima serata del festival democratico. «Non è stata presa nessuna misura per evitare la rovina del manto erboso», fa sapere Fabrizio De Pasquale, consigliere azzurro a Palazzo Marino che proprio martedì sera ha effettuato un sopralluogo ai Giardini Montanelli. Certo è che la logistica del sito non aiuta per niente: il palco è collocato a ridosso di due grosse aree verdi e la stradina di accesso è molto piccola. Insomma, specie per i concerti e quando c’è il pienone, risulta pressoché impossibile non «invadere» le aiuole circostanti. Con buona pace del regolamento, s’intende. Ma non è tutto: «Non ci sono controlli, non c’è vigilanza: con la scusa di partecipare alla Festa dell’Unità qualcuno potrebbe infilarsi in altre zone, come l’area a ridosso di Palazzo Dugnani che non fa parte della manifestazione», continua De Pasquale. Poi c’è la questione ecologica, e non è cosa da poco. In quei 2mila metri quadri targati Pd a Porta Venezia non c’è un cestino per la raccolta differenziata. Gli stand con le salamelle, i churri argentini e le piadine romagnole ne sono sprovvisti. Hanno solo qualche raccoglitore, di quelli standard: giallo o verde, ma non pensate di trovarci specifiche tipo «vetro» di qui e «plastica» di là. Nossignori, quelle non le troverete. E dire che il rispetto dell’ambiente è sempre stato un punto centrale nel programma arancione della giunta milanese. Appunto: ecologisti sì, ma con i cassonetti degli altri. Sono anche stati costruiti alcuni bagni chimici a pochi metri dagli scivoli dove giocano i bambini. «Non è di certo questa l’immagine che noi intendiamo per un parco storico», attacca De Pasquale, «e soprattutto questa decisione è contraria alla salute dei bimbi: va ricordato che quelle toilette pubbliche la notte sono utilizzate dai profughi somali ed eritrei che stazionano a Porta Venezia». Ma ancora: il giorno dell’apertura della kermesse dentro i giardini sono state addirittura parcheggiate alcune auto blu. Della serie: come se non bastassero i quasi 200 posti auto che fuori, attorno ai Bastioni, sono stati letteralmente levati al pubblico per riservarli ai dirigenti dem in arrivo a Milano. «Il Pd predica bene e razzola male», taglia corto De Pasquale, pronto a portare la documentazione fotografica che ha raccolto nelle ultime ore alla Soprintendenza di Milano: «Chiederò alle autorità se le loro prescrizioni sono realmente state rispettate». di CLAUDIA OSMETTI