Verdi, lo stato regala 10 mln al giornale: che chiude

Lucia Esposito

In quattro anni ha incassato circa dieci milioni di euro di contributo pubblico.  L’azienda non si poteva dire mastodontica: 16 redattori e 10 poligrafici. La distribuzione era ridotta all’osso. Niente isole, solo le grandi città. E la foliazione modesta: 16 pagine. Eppure Terra, quotidiano che risulta essere organo di partito dei Verdi, grazie a un contratto fatto durante la gestione di Alfonso Pecoraro Scanio su cui nemmeno i vertici attuali dei Verdi possono intervenire, è in chiusura. I dipendenti sostengono di non essere pagati da maggio 2011, i collaboratori addirittura da prima. Anche se l’editore smentisce. In una girandola di vertenze, ricorsi, decreti di ingiunzione che va avanti ormai da un anno. Tutto comincia alla fine del luglio 2008 quando Luca Bonaccorsi rileva la società Undicidue Srl, che editava Notizie Verdi, altro quotidiano del partito di Pecoraro Scanio. Un foglio di 4 pagine che, per usare un eufemismo, non versa in buone condizioni. Bonaccorsi non è nuovo all’ambiente. È stato editore di Alternative per il Socialismo, bimestrale creato da Fausto Bertinotti, ma anche di Left-Avvenimenti, altro settimanale vicino alla sinistra radicale. Il 15 aprile 2009 esce il primo numero di Terra, erede di Notizie Verdi. Essendo legato al partito ecologista, accede ai contributi destinati ai giornali di partito: 2 milioni e 662mila nel 2008, 2 milioni e  484mila nel 2009 e negli anni successivi. Le pagine sono 16, i redattori altrettanti. Più alcuni collaboratori. Per esempio Paolo Cento, deputato dei Verdi, che alle elezioni del 2008 si era candidato con la Sinistra Arcobaleno, ma non era stato eletto. Perde il seggio, ma nel gennaio 2009 trova una collaborazione sulle pagine di Terra, come «coordinatore delle risorse umane, grafica editoriale». Anche se in redazione l’hanno visto davvero poco.  Solidarietà - Otto mesi dopo, nel dicembre 2009, invocando uno stato di sofferenza finanziaria, la società editrice va in solidarietà. Gli stipendi dei giornalisti vengono decurtati. Il che, per l’azienda, significa recuperare un bel po’ di soldi. La barca si salva? Per niente. Il grosso dell’esposizione è nei confronti delle banche (nel bilancio 2011 la voce è di 1.600.000 euro) e dei fornitori (2.051.000). Rientrano in quest’ultima ben 117.777 euro alla Tachus, una società di servizi contabili e amministrativi, 26.560 euro di studio legale e 128.479 di “articoli giornalistici” (i collaboratori). Le retribuzioni dei redattori sono al minimo contrattuale. Eppure il giornale, nonostante i due milioni e mezzo di fondi pubblici percepiti ogni anno, va in crisi. Credito - Come è possibile? Bonaccorsi spiega a Libero: «Siamo andati in sofferenza perché non avevamo più accesso al credito delle banche. E questo perché il partito aveva ritirato le garanzie. Siamo sopravvissuti fino a maggio con il residuo del 2010, poi siamo rimasti senza cassa».  Non è vero, sostiene, che i redattori non sono pagati da nove mesi. «A metà dei redattori il contratto è scaduto ad agosto, l’altra metà ha lavorato da luglio a ottobre senza stipendio, poi le pubblicazioni sono state sospese». La Cassa integrazione non è partita? Colpa delle «incredibili lungaggini delle trattative con il sindacato»- Ma gli aspetti curiosi sono tanti. Per esempio il 6 maggio 2011 la Undicidue, la società editoriale di Terra, è raggiunta da un decreto ingiuntivo per non aver pagato svariate mensilità dovute all’affitto di un appartamento in via Salandra 6, scala A, interno 34, Roma. A presentare l’atto è la società Spa Ingc. Loy Donà & Brancaccio. Eppure la sede del giornale è da tutt’altra parte: in via Porto Fluviale 9. Chi ci stava allora? Perché Terra pagava l’affitto di quel locale? Bonaccorsi dice di non sapere niente. «Chiedete agli amministratori. Forse c’era la sede del vecchio giornale». Notizie Verdi. Fatto stato che la sede dei Verdi è al primo piano dello stesso civico. Riassumendo: i giornalisti danno la colpa all’editore. L’editore dà la colpa al partito, che nel frattempo è passato nelle mani di Angelo Bonelli, e alle banche: «Ci siamo trovati tutti e due contro». Attualmente i redattori sono senza stipendio e senza cassa integrazione. È andata meglio a Giovanni Nani, direttore editoriale del quotidiano, ex capoufficio stampa di Pecoraro Scanio: nel 2011 è diventato portavoce di Giuliano Pisapia. Mentre Bonaccorsi ora collabora con La7. di Elisa Calessi