Piazza Affari, verdetto spietato: Monti è peggio di Berlusconi

Andrea Tempestini

Perfino nei giorni più tragici della fine del governo di Silvio Berlusconi piazza Affari valeva qualche miliardo di euro più di ieri. Non c’è indice più chiaro di quello di Borsa per capire come Mario Monti abbia chiaramente perso l’unico favore che lo ha portato a palazzo Chigi. quello dei mercati finanziari. Dal 15 novembre scorso, quando è entrato in carica il governo dei tecnici, a fare peggio in tutto il mondo della Borsa italiana ci sono state solo quella spagnola e quella portoghese. Ma se si prende l’indice Ftse Midcap Italia, quello che raccoglie l’andamento delle piccole e medie imprese quotate (che sono il vero termometro dell’economia italiana), il risultato dell’Italia in questi mesi è stato il penultimo posto della classifica mondiale. Le politiche scelte dal governo Monti non hanno quindi bruciato solo ricchezza reale (con il Pil che sta cadendo sempre più rumorosamente), ma anche ricchezza finanziaria assai più di quel che è accaduto negli ultimi mesi del governo Berlusconi. Tutti gli indicatori economici ormai dicono che l’Italia va peggio ora rispetto ai suoi giorni più tragici. Perfino l’allentamento dello spread è stato solo momentanea illusione. Alla data del 12 aprile il governo Monti era in carica da 147 giorni. La media dello spread è stata 408. Negli ultimi 147 giorni del governo Berlusconi la media dello spread è stata 328, e cioè ottanta punti inferiori. Il debito pubblico dunque costa all’Italia più in questo periodo di Monti che nell’analogo finale periodo di Berlusconi. La vera sorpresa però è proprio nell’andamento dei mercati finanziari, quelli che più di ogni altro avevano chiesto a gran voce l’arrivo del governo dei tecnici. Dopo un iniziale periodo di speranza, la Borsa italiana ha iniziato una china sempre più discendente, soprattutto in riferimento agli indici dei mercati azionari di tutti gli altri paesi del mondo. Negli ultimi 147 giorni del governo Berlusconi l’andamento di piazza Affari non ha certo brillato, ma nel periodo altre 15 borse mondiali avevano fatto peggio di Milano. L’Italia stava un po’ sotto la metà della classifica delle performance dei mercati mondiali. Nei 147 giorni di Monti è invece precipitata al terzultimo posto della classifica (al penultimo se si considerano solo le Midcap). Milano è fra le sole cinque borse mondiali che hanno perso capitalizzazione fra il 15 novembre e oggi. Ha fatto peggio perfino di Atene e meglio appunto solo di quelle di Madrid e Lisbona. Da quando c’è Monti i risparmiatori italiani volendo fare un affare hanno dovuto puntare sulle Borse di Johannesburg o di Dublino e - smacco degli smacchi - perfino su quella rumena che ha guadagnato ben il 16,57%. Mentre l’Italia riduceva la sua capitalizzazione del 2,5%, crescevano tutte le altre Borse tradizionali dei mercati avanzati. Perfino Parigi che si trova in mezzo a un’incerta campagna elettorale è riuscita a guadagnare il 6,18%. Non parliamo poi della Borsa di Francoforte che ha messo a segno un guadagno del 12,49%. La crescita nel periodo non è stata altissima, perché le incertezze dell’area dell’Euro causate anche dalle politiche italiane (come da quelle spagnole) hanno rallentato la corsa di tutti i listini europei. Ma il dato che conta è proprio quello di essere scivolati così in fondo alla classifica mondiale, cosa mai accaduta alla piazza finanziaria italiana. Ovunque, in Asia, in Sudamerica, nell’Europa dell’Est il grado di fiducia degli investitori è stato superiore a quello mostrato in Italia. Non c’è campanello di allarme più significativo di questo in grado di spingere un governo a cambiare radicalmente rotta e riconoscere che le politiche economiche seguite fin qui sono fallimentari perfino sotto l’aspetto della credibilità italiana presso gli investitori. Gli errori non sono quindi evidenti solo in Italia, ma in tutte le piazze finanziarie mondiali, che hanno ormai dato un giudizio tombale sull’esecutivo. Per cambiarlo bisogna cambiare politiche. O, in alternativa, chiedere agli amici investitori cinesi (che secondo Monti sarebbero stati pronti a grandi investimenti sull’Italia) di mettere davvero mano al portafoglio e correre in piazza Affari. di Franco Bechis