Con la colletta di Libero
Onorea Tremonti. Ma fermo lì, caro Giulio, non toccare il 5 per mille. Vival’oratorio di Libero. Abbiamo scelto, con la consulenza sul campo del nostroMiska Ruggeri, il sito dell’Aquila dove destinare i contributi della nostrafamiglia di lettori. Trattasi dell’oratorio dei salesiani intitolato a SanGiovanni Bosco. Non è una maniera spiccia per dare soldi ai preti, ma l’unicomodo sicuro a nostra conoscenza per far fruttare al meglio i denari dellagenerosità. Infatti, noi nutriamo moltissima fiducia nello Stato, specie per latestimonianza fornita in questi giorni da Berlusconi, Bertolaso, Letta eGelmini. Per esperienza però sappiamo che l’acquedotto pubblico, quandofunziona a massimo regime di onestà - ed è il caso d’Abruzzo 2009 -, comeminimo ciuccia il dieci, venti, trenta per cento per mantenersi. Nelleparrocchie i soldi vanno in muri, palloni e ghiaccioli. Per cui Tremonti un passoindietro. Il 5 per mille lascialo alla scelta del pueblo. Questa è la sintesidi quanto scriverò tra un attimo. Cui aggiungere un altro concetto: viva lalibertà, coordinata, controllata, ma viva la libertà. Mi spiego. Ilministro dell’Economia vuole includere, tra i possibili destinatari del 5 permille dei nostri versamenti fiscali da Modello Unico (per i vecchi chiamiamolaIrpef), l’emergenza sismica. In apparenza sembra un colpo di genio. In realtàfinirebbe per uccidere quei settori della libera iniziativa privata e socialeche si dedicano ad aiutare la ricerca scientifica, il volontariato, lefondazioni dedicate a sostenere i poveri diavoli qui e nel mondo. Ovvio:il ministro dell’Economa fa il suo lavoro, è l’uomo della nostra cassa di famiglia.Dinanzi all’immane sconquasso (anche per l’erario) cerca di salvare i conti.Questa volta però il prezzo non è giusto. Non è salutare drenare ogni stilla dilibera generosità verso la gestione statale dell’emergenza. Libera scelta Il5 per mille è una quota che da alcuni anni a questa parte, in aggiunta all’8per mille, e senza costringere ad alcun versamento supplementare, lascia aicontribuenti la possibilità di valutare che cosa sentano più utile nel campodelle “cose in più”, cui lo Stato non può o non deve sovvenzionare. Sitratta di alcune centinaia di milioni di euro. Oggi 61 italiani su 100utilizzano questa chance. Ci sono medici in Africa e ci sono scienziati atendere la mano. C’è la Fondazione che fa capo a Umberto Veronesi per la ricercacontro il cancro e c’è l’asilo delle suorine. Ora se si mettesse accanto aquesti candidati al 5 per mille il terremoto d’Abruzzo come concorrente, con la Protezione civile atendere la mano, qualsiasi persona di buon senso cederebbe alla forza della naturaleemozione. Unesempio per capirci. Il giorno di Pasqua ho telefonato a un’amica per gliauguri, è Irma Casula, presidente del Modavi, un gruppo di volontariato checonvoglia le energie di Azione giovani. Era impegnata in Abruzzo con i suoi inun paesino dimenticato. Era lì (anche) perché c’è il 5 per mille che consentequesto impegno. Era spaventata dall’idea di Tremonti. Non un soldo è sprecatonella burocrazia, sono denari impiegati tutti nel sostegno alla gente. Quel 5per mille è già impiegato per il terremoto. E se non è per il terremoto,comunque se fossero destinati a qualcosa d’altro sarebbe una perditairreparabile. Così i fondi per il Banco Alimentare che danno modo di provvederecon beni di prima necessità a molte famiglie e pensionati cui manca la pasta elo zucchero (esistono). Pericolo assuefazione Nonsi deve strozzare quel principio basilare della nostra idea di Stato, che è lasussidiarietà. Piuttosto, l’emergenza terremoto rende ancora più ignobile emoralmente ingiustificabile l’evasione fiscale. Lo Stato serve proprio adestinare i soldi delle tasse a queste emergenze immense. Nelmio piccolo partecipo anch’io come i deputati alla raccolta di offerte (milleeuro cadauno) per il terremoto. Ho chiesto di poter scegliere dove versarli. Liavrei dati a Libero. Niente da fare: sono finiti d’ufficio alla Protezionecivile. Ottimo, ma forse non è il massimo. Alla Protezione civile devono andarele tasse, non le offerte. Sbaglierò ma penso così e penso sia anche un rimedioalla naturale assuefazione e smemoratezza vigliacca della nostra natura. Nonparlo degli altri, ma di me. Mi vergogno. Mi sono già stancato delle notiziesul terremoto e dei servizi della tivù, tutti uguali tra loro: il freddo, lestufe, la solidarietà, le vecchie sgranano il rosario. Siamo così. Prevedibilesaturazione. Ma occorre opporsi a questa noia da gente sazia e lontana. Esistela responsabilità, qualcosa di più forte dell’istinto. Essa va sostenuta,mentre il 5 per mille dato allo Stato pro-terremoto rischia di essere ungigantesco alibi alla pigrizia. Mobilitazione specifica L’iniziativadi Libero, dotata dell’impronta inconfondibile e realistica di Feltri, credosia oggi quella che più mostra di capire la nostra povera realtà di uomini.L’idea è semplice, pratica: non gettare la propria generosità nel mucchio, mamobilitare le persone per altre persone precise. Scegliere un oratorio, unprete, dei bambini. Fatto. Vedere rinascere qualcosa. Seguirne i lavori.Metterci la nostra libertà, e parare i colpi dell’indifferenza. Magari andarein micro delegazione con Feltri a constatare come sono fruttuosi i nostri dueeuro quando sono messi nelle mani non di una efficiente ma pur sempreburocratica macchina ministeriale, ma di un curato impolverato in mezzo a centoragazzini. Renato Farina